Papa Francesco: Non arrendersi ai pesi della vita

Nella prima lettura Zaccaria parla di un re “giusto e vittorioso, umile”, che cavalca un asino, e “l’arco di guerra sarà spezzato, e annunzierà la pace tra le genti”

Rispetto alla logica degli uomini, quella di Dio è davvero diversa, i beati sono i “poveri di spirito”, i sofferenti, i perseguitati, gli operatori di pace. E c’è consonanza tra l’Antico e il Nuoto Testamento; nella prima lettura Zaccaria parla di un re “giusto e vittorioso, umile”, che cavalca un asino, e “l’arco di guerra sarà spezzato, e annunzierà la pace tra le genti”. L’immagine che torna alla mente è Gesù che entra a Gerusalemme su un asino. Non un Messia guerriero, dunque, che impone il suo potere con la forza e le armi, che si allea ai potenti di turno; ma un Messia povero, senza mezzi e potere, un re mansueto e pacifico, che annuncia la salvezza e dice: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. A un Dio potente, guerriero, ecco che si contrappone la logica dell’umiltà e della debolezza: un paradosso che spiazza le attese umane.

“Venite a me, voi tutti”. Quel verbo non è riservato a pochi, agli amici, ma è rivolto a “tutti coloro che sono stanchi e oppressi dalla vita”, ricorda Papa Francesco all’Angelus. Tutti coloro che hanno il cuore affaticato da “delusioni e ferite del passato, pesi da portare e torti da sopportare nel presente, incertezze e preoccupazioni per il futuro”.

Gesù nel suo cammino incontra dotti e sapienti, ma soprattutto gente semplice. Quando pronuncia questa preghiera rivolta al Padre, vive un momento difficile perché la sua parola non è stata accolta da sacerdoti e dottori della legge. Poveri, malati, peccatori, emarginati si avvicinano a lui, lungo le strade di Galilea, per ascoltare la parola che dà speranza. Messaggio sempre valido, ieri come oggi.

Certo non è facile reagire e aprirsi, e nei momenti bui, dice Papa Francesco, “viene naturale stare con sé stessi, rimuginare su quanto è ingiusta la vita, su quanto sono ingrati gli altri e com’è cattivo il mondo, e così via”. Ma lo sbaglio, quando le cose vanno male, “è restare dove si è”. Per questo Gesù dice a ciascuno: vieni. Perché “vuole tirarci fuori dalle sabbie mobili” della tristezza. La via d’uscita è nella relazione, nel tendere la mano e guardare chi ci ama davvero: “uscire da sé non basta, bisogna sapere dove andare. Perché tante mete sono illusorie: promettono ristoro e distraggono solo un poco, assicurano pace e danno divertimento, lasciando poi nella solitudine di prima, sono ‘fuochi d’artificio’”.

Nei Paesi più poveri, ma anche nelle periferie dei Paesi più ricchi, si celano persone stanche e sfinite sotto il peso insopportabile dell’abbandono e dell’indifferenza. Spesso, di fronte a un peso della vita o a una situazione dolorosa si va a parlare con un amico, un esperto. L’invito di Francesco: “Non dimentichiamo Gesù! Non dimentichiamo di aprirci a lui e di raccontargli la vita, di affidargli le persone e le situazioni”. Forse, aggiunge il Papa, abbiamo delle “zone” rimaste oscure “perché non hanno mai visto la luce del Signore”. Ognuno la propria storia, e “se ciascuno ha questa zona oscura, cercate Gesù, andate da un missionario della misericordia, andate da un prete, andate… Ma andate a Gesù”.

Così Francesco, all’Angelus ricorda che Gesù ci dice: “Coraggio, non arrenderti ai pesi della vita, non chiuderti di fronte alle paure e ai peccati, ma vieni a me. Egli ci aspetta, non per risolverci magicamente i problemi, ma per renderci forti nei nostri problemi. Gesù non ci leva i pesi dalla vita, ma l’angoscia dal cuore; non ci toglie la croce, ma la porta con noi. E con lui ogni peso diventa leggero, perché lui è il ristoro che cerchiamo”. Quando Gesù entra nella nostra vita, “arriva la pace, quella che rimane anche nelle prove, nelle sofferenze”. L’invito di Papa Francesco: riscoprire “senza paura il suo perdono, sfamiamoci del suo pane di vita: ci sentiremo amati e ci sentiremo consolati da lui”.

Nella poesia “Noi mendicanti” padre David Maria Turoldo così si esprimeva: “Te beato che puoi amare, Signore,/donarti gratuitamente./ Noi il bisogno fa mendicanti/pur quando diciamo: grazie”.