Papa Francesco: Angelus, «fino a quando il popolo afghano dovrà sopportare questa disumana violenza?»

Luca e Desirée sono accanto a Papa Francesco, affacciati con lui da quella finestra che guarda su piazza San Pietro. In questa domenica che conclude il mese della pace, i due ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma leggono un messaggio a nome di tutti i loro coetanei, per “gridare forte la nostra voglia di pace”. Poco prima Francesco aveva ricordato la strage compiuta da terroristi a Kabul, più di cento morti, attentato che si aggiunge a quello compiuto pochi giorni prima in un albergo della capitale afghana. “Fino a quando il popolo afghano dovrà sopportare questa disumana violenza” ha chiesto il Papa invitando alla preghiera per tutte le vittime e per le loro famiglie.

La pace per questi ragazzi è anche un progetto di solidarietà in Iraq, aiuto per i tanti bambini, disabili e rifugiati, che soffrono a causa delle guerre del Medio Oriente. La loro preghiera è affidata a tanti palloncini che vengono liberati al termine della lettura del messaggio; otto di colore bianco e giallo, sono lasciati da Luca, ma restano impigliati nella tenda che protegge dalla luce del sole. Piccolo inconveniente, si risolve con l’aiuto di una persona che, dall’interno dello studio del Papa, libera i palloncini, che fa dire a Francesco: “Quando noi preghiamo male, quando noi portiamo una vita che non è la vita che Gesù vuole, le nostre preghiere non arrivano e per questo deve venire un aiuto per farle andare su. Quando voi sentite che le vostre preghiere non salgono, cercate l’aiuto di qualcuno”.

Dopo la chiamata dei primi discepoli, è il Vangelo della scorsa domenica, Marco, questa domenica, ci porta a Cafarnao, una località importante di commercio sulle rive del lago di Galilea, dove troviamo Gesù che entra in Sinagoga nel giorno di sabato e si mette a insegnare “come uno che ha autorità”, scrive l’evangelista. Non conosciamo il tema del suo intervento, ma sappiamo cosa accade: l’insegnamento di Gesù provoca reazioni di stupore; parole che toccano il cuore, suscitano domande. “Che vuoi da noi? Sei venuto a rovinarci?”, grida un uomo posseduto dal maligno, sentendosi minacciato da Gesù e dal suo insegnamento. Il primo atto pubblico di Gesù, per Marco, è un esorcismo, la cacciata del male dal corpo dell’uomo, nel giorno di sabato, il settimo giorno, quello del compimento della creazione. Il Vangelo, commentava il Papa nel 2015, “è parola di vita; non opprime le persone, al contrario libera quanti sono schiavi di tanti spiriti malvagi di questo mondo: la vanità, l’attaccamento al denaro, l’orgoglio, la sensualità. Il Vangelo cambia il cuore, cambia la vita, trasforma le inclinazioni del male in propositi di bene”.

Gesù, dice Francesco all’Angelus, non pronuncia solo parole, ma agisce; nella sua missione terrena “rivela l’amore di Dio sia con la predicazione sia con innumerevoli gesti di attenzione e soccorso ai malati, ai bisognosi, ai bambini, ai peccatori”. Ci comunica “tutta la luce che illumina le strade, a volte buie, della nostra esistenza; ci comunica anche la forza necessaria per superare le difficoltà, le prove, le tentazioni”. Maestro e amico, “ci indica la strada e si prende cura di noi, specialmente quando siamo nel bisogno”.

Nel nostro cammino quotidiano c’è anche un’altra persona, la madre di Gesù, sotto il cui mantello troviamo accoglienza e rifugio. È a Santa Maria maggiore, domenica mattina il Papa, messa in occasione della traslazione della icona Salus populi romani. La Madre, dice nell’omelia Papa Francesco, “custodisce la fede, protegge le relazioni, salva nelle intemperie e preserva dal male. Dove la Madonna è di casa il diavolo non entra”. Il turbamento non prevale, la paura non vince. Dice Papa Francesco: “Chi di noi non è talvolta turbato o inquieto? Quante volte il cuore è un mare in tempesta, dove le onde dei problemi si accavallano e i venti delle preoccupazioni non cessano di soffiare! Maria è l’arca sicura in mezzo al diluvio. Non saranno le idee o la tecnologia a darci conforto e speranza, ma il volto della Madre, le sue mani che accarezzano la vita, il suo manto che ci ripara. Impariamo a trovare rifugio, andando ogni giorno dalla Madre”.