Paese in difficoltà: sarà colpa dell’austerità?

La situazione italiana a fine 2012 nel 46° Rapporto Censis

L’Italia alla prova della sopravvivenza.

Si chiude un anno in cui è stato centrale il problema della sopravvivenza, che non ha risparmiato nessun soggetto della società, individuale o collettivo, economico o istituzionale, con “fenomeni enormi” in gioco, come la speculazione internazionale, la crisi dell’euro, l’impotenza dell’apparato europeo, la modifica degli assetti geopolitici internazionali, “eventi estremi”, come la dinamica dello spread e il pericolo di default, e la “crisi delle sedi della sovranità”, esautorate dal “potere” dei mercati. È il quadro offerto dal 46° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato stamattina a Roma.

“Separati in casa”.

Le dinamiche interne hanno visto una “parallela discontinuità”. Da un lato, le istituzioni politiche si sono concentrate con rigore sulla fragilità dei conti pubblici e della nostra credibilità finanziaria internazionale, sulla riduzione delle spese, le riforme settoriali, la razionalizzazione dell’apparato pubblico. Dall’altro lato, i soggetti economici e sociali sono rimasti soli con le loro affannose strategie di sopravvivenza, anche scontando sacrifici e restrizioni derivanti dalle politiche di rigore. In realtà, i soggetti sociali non si sono sentiti coinvolti dall’azione di governo, perché sospettosi che alle strategie tecnico-politiche non seguisse un’adeguata implementazione amministrativa e organizzativa, e perché restavano in attesa di una proposta di percorso comune, più che di richieste di adesione a improbabili cambi di mentalità e di comportamenti. Insomma, “non è scattata la magia dello sviluppo fatto da governo e popolo” e il rigore di governo “non ha avuto lo spessore per generare forza psichica collettiva”.

“Tensione alla solidità”.

Sono emerse tre grandi spinte di sopravvivenza. La prima è stata il fare perno sulla “restanza” del passato, per riprendere e valorizzare ciò che resta di funzionante del nostro tradizionale modello di sviluppo. La seconda spinta è stata la crescente valorizzazione della differenza e la voglia di personalizzazione. La terza spinta è stata data dai processi di riposizionamento: esempi ne sono il riorientamento dei giovani verso percorsi di formazione tecnico-professionale dalle prospettive di inserimento lavorativo più certe, l’espansione della distribuzione organizzata e delle attività di commercio via web, l’aumento delle quote di mercato dell’Italia nelle aree emergenti del mondo grazie a specializzazioni produttive diverse dal tradizionale made in Italy.

Cambio di abitudini e consumi.

In questi mesi, però, abbiamo anche cercato, più o meno consapevolmente, di “essere altrimenti”. 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300.000 famiglie mobili e opere d’arte, l’85% ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73% va a caccia di offerte e alimenti poco costosi. Non ultima, la messa in circuito del patrimonio immobiliare posseduto, affittando alloggi non utilizzati o trasformando il proprio in un piccolo bed & breakfast. E sono 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni si preparano regolarmente cibi in casa. Il 62,8% degli italiani ha ridotto gli spostamenti in auto e scooter per risparmiare sulla benzina, nel periodo gennaio-settembre 2012 il mercato dell’auto registra il 25% di immatricolazioni in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e c’è un boom delle biciclette. In generale, le funzioni del consumo si stanno modificando anche grazie alla diffusione delle nuove tecnologie. Il 14,9% degli italiani è iscritto a gruppi di acquisto online che offrono beni e servizi a basso costo.

La casa.

La casa-patrimonio resta assolutamente maggioritaria nelle scelte degli italiani, ma le necessità contingenti stanno rivalutando l’affitto. Nel 2011 la quota di famiglie in locazione ha raggiunto il 21% e nelle aree metropolitane la percentuale sfiora il 30%. A fine anno, comunque, le transazioni immobiliari si attesteranno sulle 485.000 unità. Nel periodo 2008-2011 il numero di mutui per l’acquisto di abitazioni è diminuito di oltre il 20% rispetto al quadriennio 2004-2007. Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un’ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011. L’anno scorso le famiglie che sono riuscite a realizzare l’acquisto sono state il 65,2%, ma quest’anno scenderanno al 53,5%.

L’industria digitale.

Nell’era biomediatica la miniaturizzazione dei dispositivi hardware e la proliferazione delle connessioni mobili ampliano le funzioni, potenziano le facoltà, facilitano l’espressione e le relazioni delle persone. L’utenza del web in Italia è aumentata di 9 punti percentuali nell’ultimo anno, portando il tasso di penetrazione al 62,1% della popolazione nel 2012. Gli smartphone di ultima generazione sempre connessi in rete arrivano al 27,7% di utenza (e la percentuale sale al 54,8% tra i giovani), con un incremento del 10% in un anno. Quasi la metà della popolazione utilizza almeno un social network. E le applicazioni del web permeano ormai ogni aspetto della nostra vita quotidiana: dal trovare una strada all’home banking, dal prenotare viaggi al cercare lavoro.