Chiesa di Rieti

Padre Antonio Caprioli: quando la vocazione è splendido connubio tra ministero sacerdotale e affetti familiari

Dopo una lunga malattia ci ha lasciati padre Antonio Caprioli, frate minore conventuale nato a Calcariola di Cittaducale: impegnato nell'esercizio del suo ministero in varie parti d'Italia, non dimenticò mai le sue origini reatine.

Ci sono figure che restano nascoste a molti e di cui è giusto far conoscere le opere e conservare il ricordo: è il caso di padre Antonio Caprioli, frate minore conventuale, nostro conterraneo, nato a Calcariola di Cittaducale e da poco scomparso, dopo aver affrontato con pazienza e spirito di fede gli affanni della malattia che in pochi mesi lo ha condotto dinanzi a “sorella morte corporale”.

Quali migliori parole trovare per suggellare la memoria di questa riservata e straordinaria figura se non proprio quelle di san Francesco: «Beato quel religioso che non ha giocondità e letizia se non nelle santissime parole e opere del Signore, e mediante queste, conduce gli uomini all’amore di Dio con gaudio e letizia».

La sua vocazione ha origini da quella spiritualità e devozione antoniana custodita con semplicità e povertà non solo a Rieti città ma anche nei piccoli centri e nelle campagne circostanti. Nato durante il giugno antoniano dell’anno 1936, gli viene proprio per devozione dato il nome del santo di Padova. In un altro giugno, durante il dopoguerra, inizia un percorso vocazionale guidato dal conventuale reatino padre Vincenzo Scipioni che lo educherà attraverso l’arte musicale del canto e dell’organo. Il venerabile padre Quirico Pignalberi, cofondatore della Milizia dell’Immacolata di san Massimiliano Kolbe, di cui anche il vescovo di Rieti monsignor Pompili conserva vivo il ricordo, sarà il suo maestro di noviziato a Piglio e lo introdurrà nell’ordine francescano con la professione religiosa dei voti evangelici di povertà, castità e obbedienza.

Padre Antonio intraprende così il suo prezioso e proficuo ministero sacerdotale che lo vedrà impegnato nella diocesi di Rieti, dove è stato parroco a Lisciano e sul Terminillo, a Città di Castello e a Terni, dove negli ultimi due anni aveva svolto il servizio di vicario presso la parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, come ricordato durante le esequie da padre Damiano Frunza.

Fondamentale, nella vita di padre Antonio, il lavoro svolto a Cattolica e Gabicce, località di mare dove ha vissuto per oltre quarant’anni come aiuto ai parroci della zona. Cappellano dell’ospedale di Cattolica, era noto a tutti per la sua amabile capacità nell’esercizio della convivialità. Padre Antonio sapeva organizzare pranzi semplici ma genuini, preparati anche con prodotti arrivati dalle sue terre natali reatine: momenti che fungevano da occasioni preziose per manifestare una grande accoglienza e generosità, raccogliendo con allegria intorno a un tavolo pescatori, parenti, confratelli o amici.

Era povero di beni materiali, ma assai ricco di quelli spirituali, che si manifestavano appieno nel perfetto connubio tra l’esercizio del ministero e la dedizione ai suoi affetti familiari e al suo paese natale. Negli ultimi tempi, quando le forze cominciavano ad abbandonarlo, si avvaleva dell’aiuto di un bastone, ma il vero e sicuro sostegno è sempre stato la corona del Santo Rosario, che mai dimenticava di annodare tra le dita, quale «catena dolce che ci rannoda a Dio», come amava definirla il beato Bartolo Longo.

Con spirito di condivisione e fraternità tipicamente francescane, era molto attento ai suoi confratelli e ai loro parenti, oltre che ai suoi. Si preoccupava delle loro condizioni materiali e spirituali, proprio come fece Francesco che vendette il suo Evangeliario per far fronte alle esigenze di salute del congiunto di un confratello. Padre Antonio Caprioli era questo, un tesoro nascosto dal quale si imparava a scoprire l’arte della gioia, della meraviglia e del servizio nell’umiltà e nella semplicità della vita quotidiana. Oggi, fortunatamente, il ricordo del sacerdote scomparso si mantiene vivo per la comunità reatina nella figura di padre Luigi Faraglia, che oggi rappresenta l’ordine dei conventuali a Rieti e che per tanti anni ha vissuto con lui, assistendolo nella malattia e diffondendo conoscenza e memoria del suo operato.

Oggi padre Antonio Caprioli riposa nel piccolo cimitero di Calcariola di Cittaducale insieme ai suoi genitori.