Ottobre Francescano

Ottobre francescano: liturgia degli Angeli Custodi all’aperto sul nuovo altare

Nel giardino del convento francescano di Poggio Bustone un nuovo altare è stato eretto in memoria di due giovani scomparsi, a due anni di distanza, lo stesso giorno, il primo agosto: Floriano Palmegiani, nel 2018, e Teo Giordani, l’estate scorsa

Secondo appuntamento, per l’Ottobre francescano 2020, nel segno dei santi Angeli Custodi. La ricorrenza del 2 ottobre ha fatto da sfondo alla celebrazione che il vescovo Domenico ha presieduto, nel secondo giorno del triduo in onore di san Francesco, presso il luogo che richiama il suo incontro con il perdono di Dio. A Poggio Bustone la Messa è stata celebrata nel prato retrostante il convento, ai piedi della statua del Sacro Cuore, sul nuovo altare che il padre guardiano del santuario, fra Giuseppe Panella, ha realizzato e che per l’occasione monsignor Pompili ha benedetto.

Ai margini del bosco, la celebrazione eucaristica nella memoria di quegli Angeli che, ha ricordato il vescovo all’inizio, erano una presenza costante nell’esperienza spirituale di san Francesco. Un invito a considerare il “cielo” per dare significato alla “terra”, ha ribadito monsignore nell’omelia. Anche se «oggi la nostra generazione sembra vivere in un momento nel quale il cielo sembra improvvisamente diventato vuoto e la terra deserta», per quella «sensazione di solitudine che disorienta». E la fede «che ci fa percepire la presenza degli angeli» diventa, ha precisato Pompili, un invito «a vivere questo mondo interiore nel quale ognuno incontra se stesso ma nel quale è possibile incontrare anche la voce di Dio». E proprio questo è stato «il segreto di san Francesco» che riuscì ad attrarre tanti non per ricchezza o potere «ma perché traspariva dai suoi occhi una letizia interiore che era frutto di questo mondo abitato non solo dalla sua anima ma anche dalla presenza di Dio». Alla gente del suo tempo Francesco è riuscito «a regalare occhi nuovi con cui guardare la realtà». La fede è proprio uno sguardo «che non si ferma a ciò che si vede e ciò che si tocca, ma sa andare oltre e sa percepire una presenza».

Ma questo richiede un animo “piccolo” proprio come quello del Poverello di Assisi. Richiede di farsi bambini, secondo l’invito di Gesù nel Vangelo, che raccomanda la massima reverenza verso i piccoli, i cui angeli stanno sempre davanti a Dio. L’elogio del bambino tessuto da Gesù, ha voluto precisare Pompili, non è quella di un quasi “idolatrare” i bambini che si verifica oggi: «sarà che sono talmente pochi che quello che c’è finisce per diventare il “reuccio” della famiglia a cui si concede tutto, una specie di dittatore a cui tutti si sottomettono». Invece quello che occorre ritrovare è «lo sguardo stupito del bambino».

Questi i sentimenti trasformati in preghiera e offerta portata sul nuovo altare, che è stato eretto in memoria di due giovani poggiani, scomparsi, a due anni di distanza, lo stesso giorno, il primo agosto: Floriano Palmegiani, nel 2018, e Teo Giordani, l’estate scorsa. Dopo la preghiera di benedizione, asperso con acqua e onorato dall’incenso il nuovo altare ha accolto l’Eucaristia che vescovo e sacerdoti hanno offerto anche in loro suffragio. Un grazie particolare, a fine Messa, don Domenico ha voluto esprimerlo a padre Giuseppe, che con le sue mani  (pur se «non sono un muratore», ha detto poi lui, ma con grande passione) ha portato le pietre per edificare questo altare – e l’attiguo ambone – in piena semplicità francescana.

Un saluto, poi, al neo sindaco di Poggio Bustone, Rovero Mostarda, presente alla celebrazione assieme al collega del confinante comune di Rivodutri, Michele Paniconi. A loro è toccato, al termine, accendere la “lampada della pace” in onore di san Francesco, rito che quest’anno non si è potuto svolgere nel sovrastante tempietto ma nel porticato del santuario, ponendola dinanzi alla statua lignea del santo presso la cappellina delle Beatitudini accanto alla chiesa. Dopo la preghiera rivolta al patrono d’Italia dal vescovo, affidando al patrono d’Italia tutta la realtà ecclesiale, sono stati i due sindaci a mettere nelle sue mani, con la preghiera letta insieme, le sorti della famiglia umana, per poi accendere la fiaccola che simboleggia l’anelito di pace che si eleva dal santuario della valle reatina che parla di pace e di perdono.