Cinema

Oscar ai “I segni del cuore”, messaggio di inclusione e speranza

Il film “CODA - I segni del cuore” si è aggiudicato l'Oscar come miglior film: la pellicola racconta la vita di una famiglia in cui i genitori sono sordi

CODA. Un acronimo che fino a ieri notte in pochi conoscevano ma che ora, grazie alla vittoria come miglior film agli Oscar della pellicola che ne porta il nome, assume un significato e un valore per milioni di persone. CODA sta per Children of Deaf Adults, “figli di genitori sordi”. Ed è proprio questa realtà complessa, appassionata, straordinaria come lo è la vita, che viene raccontata nel film “CODA – I segni del cuore” della regista Sian Heder.

Ad accogliere con particolare gioia questo successo è Suor Veronica Donatello, anche lei CODA, responsabile del Servizio nazionale CEI per la pastorale delle persone con disabilità e coordinatrice del Progetto Nessuno Escluso del Dicastero per la Comunicazione. Suor Donatello si sofferma con l’Osservatore Romano sull’importanza del film per la comunità sorda e non solo. “A livello personale – ci confida subito – è una grande emozione. Il film rispecchia nel volto della giovane Ruby quello che i figli dei sordi (CODA) vivono con dei genitori o fratelli non udenti. Quando l’ho visto con mio fratello udente, ci siamo guardati e abbiamo detto: è così! Mai nessuno aveva raccontato di noi in modo così chiaro, vero, ironico. Nelle lacrime e nella gioia della vita in una famiglia di sordi, tocca tutte le note del cuore. Riesce a creare ponti e a scardinare pregiudizi. E poi vedere tutti gli attori di Hollywood non battere le mani, ma muovere le mani in alto – il segno dell’applauso dei sordi – è stato emozionante”.

Qual è il messaggio più forte che questo film porta al mondo, considerando la forza che ha una vittoria agli Oscar?

I segni del cuore esce dallo stereotipo cinematografico relativo alle persone con disabilità, offrendo uno sguardo umano più articolato e sfaccetto. Il film mostra una bella famiglia chiamata a uscire dal pregiudizio fuori e dentro di sé. La famiglia Rossi vive in una comunità pensando di non essere accettata, integrata, proprio a causa della disabilità, pertanto usa la Lingua dei Segni come uno “scudo”, non come un ponte comunicativo, sapendo che possono contare sulla presenza di Ruby, la figlia minore, come interprete. D’altro canto, usa la Lingua dei Segni come pretesto per blindare le dinamiche familiari impedendo alla figlia Ruby, udente, di spiccare il volo e intraprendere un proprio progetto di vita. I segni del cuore compone anche un racconto di grande dolcezza perché mette a fuoco un momento di passaggio di una ragazza che fa ingresso nella vita adulta, cogliendo l’imbarazzo di due genitori che devono saper accettare che la figlia è cresciuta. Trovo poi che sia molto efficace il modo in cui è stata resa la relazione tra Ruby e la madre, l’attrice sorda Marlee Matlin (Premio Oscar per il film Figli di un dio minore).

Per la prima volta un attore maschile sordo, Troy Kotsur, ha vinto un Oscar. Un bel segnale…

Per il mondo dei sordi Troy Kotsur è un grande orgoglio e per gli altri giovani attori sordi e con disabilità una grande opportunità, segno che la realtà sta cambiando e anche loro possono avere un posto nel mondo dello spettacolo. Marlee Matlin, come detto, fu la prima ad aprire le porte ai non udenti a Hollywood negli anni ’80, in un tempo e in un contesto in cui la visione sulla disabilità era ancora stigmatizzata. Inoltre l’utilizzo della Lingua dei Segni al cinema offre una grande possibilità di potersi narrare nella propria lingua e di conoscere l’altro.

Questo film aiuterà a diffondere la cultura dell’inclusione per i sordi e le persone con disabilità?

Sì. Con la Commissione valutazione film della CEI – che ha valorizzato già in più di un’occasione il film I segni del cuore – da due anni proponiamo film che aiutano a riflettere sul tema della persona con disabilità, realizzando percorsi di visione e schede pastorali mirate. Tutto ciò che può aiutare a promuovere sguardi di inclusione, può far bene a migliorare la società.

da Vatican News