Oggi, cioè sempre: giornata delle piccole vittime di violenza, sfruttamento e indifferenza

Una giornata contro la pedofilia. Una giornata dedicata ai bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza. Si celebra domenica 6 maggio ma, a ben vedere, dovrebbe essere a cuore di ogni persona – e della Chiesa in particolare – tutti i giorni dell’anno.

Perché “chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome – così Gesù ai suoi discepoli, nel vangelo di Matteo – accoglie me. Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare”.

È terribile la frase di Gesù, rivolta ai suoi, che discutevano su chi fosse “il più grande” nel Regno dei cieli. E il Signore indica un bambino. Così come in altre occasioni parla dei “piccoli”.

La strada della Chiesa è quella dei bambini e si capisce come sia devastante l’effetto degli scandali di questi anni legati alla pedofilia di alcuni membri della Chiesa e del clero. Scandali che in particolare proprio Papa Benedetto XVI ha voluto che fossero affrontati con fermezza e senza tentennamenti, in un percorso di purificazione non facile e nemmeno indolore. Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter, pioniere in Italia della lotta alla pedofilia, ha rilevato parlando alla Radio Vaticana come “in tutta la Chiesa, dalle parrocchie ai vertici, non possiamo tacere, dobbiamo operare con una carità creativa per opporci all’indifferenza e allo sfruttamento dei bambini. Perché chi accoglie loro accoglie il Signore”. E, riferendosi ai casi di pedofilia verificatisi anche nella comunità cristiana, ha affermato: “È vero che alcuni sacerdoti hanno svergognato ciò che la Chiesa è nella sua essenza, ma non possiamo dire che tutta la Chiesa si è voltata indietro. Oggi l’abuso anche di un solo bambino nella comunità cristiana coinvolge tutti e va evitato con un lavoro di prevenzione comune”.

Come si fa questa prevenzione? Anzitutto guardando in faccia la realtà, sviluppando la responsabilità condivisa, combattendo l’indifferenza. Il fenomeno degli abusi sui bambini ha mille sfaccettature e insieme alla realtà drammatica delle violenze pedofile manifeste ci sono i fenomeni silenziosi ma altrettanto gravi che vedono i più piccoli emarginati e schiacciati da logiche e interessi più grandi di loro. Carne da macello, per dirla con una frase ad effetto, oggetti malleabili e manovrabili con pochi rischi. Così succede in quelle realtà dove le guerre coinvolgono pesantemente i bambini, fino al fronte, violentandone l’innocenza e la vita. O nelle autostrade del virtuale, su internet, dove non solo esiste una “pedocriminalità strutturata”, ma dove più genericamente i minori sono spesso esposti ad un erotismo diffuso e a una violenza subdola, a una logica che mercifica tutto.

Servono adulti responsabili e avveduti. Serve anche e soprattutto educazione, che non può prescindere da uno sguardo di amore nei confronti dei più piccoli. Tornando all’immagine del vangelo di Matteo ricordata all’inizio, il bambino è messo da Gesù “in mezzo” ai discepoli, al centro della scena. Invita a ribaltare le logiche quotidiane – chi è il più grande? Chi conta davvero? – e sfida la coscienza di ciascuno di noi.