Occupazione e lavoro a Rieti

Ne parliamo con Pietro Feliciangeli, il segretario della Uiltucs (turismo commercio e servizi) di Rieti.

Con Feliciangeli partiamo dal monitoraggio sui costi della politica a livello nazionale e sui dati che la camera sindacale di Rieti ha diffuso sulla situazione nelle pubbliche amministrazioni locali

Qual è la situazione?

Come Uil stiamo portando avanti una campagna sui costi della politica. Secondo noi in questo momento particolare che stiamo vivendo e in cui si chiedono soprattutto al mondo del lavoro dei sacrifici importanti, credo sia giusto che qualcuno dia l’esempio a partire dalla politica.

I costi della politica, nonostante il governo avesse affermato il contrario, sono aumentai a dismisura.

E non può essere così. I costi vanno rivisti perché secondo noi si può. La rivisitazione dei costi della politica secondo una nostra analisi comporta una cifra importante, si parla di 25 miliardi euro a livello nazionale, una cifra stratosferica che si può abbassare e abbassando questi costi si arriverebbe a rimettere in moto quel sistema del mondo delle imprese e si darebbe ossigeno al mondo dei lavoratori soprattutto a quelli che hanno retribuzioni molto basse e non riescono ad arrivare nemmeno alla metà del mese. Questa è una situazione molto difficile per cui, come Uil, chiediamo a gran voce che i costi della politica vengano rivisti. Questo sarebbe un passo avanti e un cambiamento importante.

Riportiamo il tema alla situazione locale. C’è stato anche uno scambio di battute con il presidente Melilli che si è detto in disaccordo su quanto affermato dalla Uil.

Noi abbiamo diffuso a livello locale, sia riguardo all’amministrazione provinciale che a quella comunale, alcuni dati che sono stati ripresi dal Ministero degli Interni dove vengono riportate le spese della politica. Siamo disponibili a discuterne e a parlarne, però sono dati diffusi e noi ne abbiamo solo preso atto. Non capiamo il perché di questa polemica; i dati non li abbiamo inventati noi.

A Rieti sono presenti numerose attività commerciali, soprattutto supermercati di grandi catene e centri commerciali. Tutte queste aperture significano quindi che nel settore del commercio le cose vanno bene?

Diciamo che di questo periodo di stagnazione dei consumi ne ha risentito anche il settore del commercio e anche in modo pesante. Quasi tutte le aziende del settore commerciale hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali quindi parliamo di cassa integrazione e mobilità accompagnate a pensionamento. Tutto questo siamo riusciti a farlo senza creare grosse difficoltà ai lavoratori. Però è sotto gli occhi di tutti che c’è una situazione di crisi per tutte queste aziende. Molti supermercati della grande distribuzione hanno risentito di questa situazione del ristagno dei consumi.

La Uiltucs è una categoria che comprende lavoratori di diversi settori. Tra loro anche quelli del comparto pulimento colpiti nei mesi scorsi in modo particolarmente duro dalla crisi. Qual è la sua valutazione?

Anche nel settore del pulimento la situazione è difficile, soprattutto se teniamo presente che i lavoratori delle imprese pulimento sono nel 90 % dei casi, persone part-time e la maggior parte con poche ore lavorative, due o tre al giorno non di più. In alcuni casi lavorano anche solo un’ora a settimana percependo settanta euro al mese. Sono dati che vedo e conosco molto bene. È un settore difficile dove oggi si chiede ancora una volta ai lavoratori, dal Ministero e dallo Stato centrale, di fare dei sacrifici. Il Ministero chiede di ridurre gli orari del 10 o 20 % e questo inciderà ancora di più sulla situazione degli stipendi, cosa che non è più sostenibile.

Ultimamente si parla anche delle pulizie delle scuole.

Lì sono stabilizzati gli ex lsu della Provincia, circa duecentosessanta persone il cui futuro è molto incerto. A giugno scadono i contratti e non sappiamo quello che ha deciso il Ministero anche se sembrerebbe che le intenzioni siano di propendere per una forte riduzione. Stiamo discutendo di situazioni dove il futuro dei lavoratori è incerto, ma dal Ministero non arrivano rassicurazioni. Speriamo che ci sia una risposta a breve.

Queste persone di cui ha parlato e che sono impiegate poche ore al giorno e mal pagate si possono chiamare lavoratori? Non è un’offesa?

Assolutamente sì, perché poi parliamo di situazioni dove oggi ho il lavoro e domani non lo so e con stipendi che non permettono di condurre una vita dignitosa. La maggior parte di questi lavoratori è monoreddito e porta a casa solo uno stipendio con cui deve campare la famiglia tra grandi difficoltà.

Lei ha seguito anche la vicenda della Comifar la società che distribuisce i farmaci nella nostra provincia.

Nella struttura lavorano circa trentacinque persone e ultimamente la società aveva comunicato che intendeva lasciare la struttura di Rieti perché mantenerla è pesante. Ci siamo trovati a dover gestire un’altra situazione di emergenza e disagio per i lavoratori che rischiano il posto di lavoro. Per una volta vorrei ringraziare anche la politica che si è interessata con il sindaco Emili, il presidente Melilli e l’assessore Costini e il loro intervento ci ha portato a scongiurare la chiusura. Si è fatto ricorso alla cassa integrazione e la speranza è che i lavoratori e l’azienda possano restare nel nostro territorio.

Come Uiltucs seguite anche il settore delle badanti.

Colf e badanti. Anche questo è un settore importante dove c’è stato un boom degli anni scorsi a causa di una forte richiesta. Oggi la situazione si è stabilizzata forse anche perché le famiglie non sempre riescono a sopportare i costi di una badante, costi importanti. Anche lì riscontriamo difficoltà di persone che non possono pagare, ma ne avrebbero bisogno. È una difficoltà oggettiva ed un problema per tante famiglie. Per una famiglia con mille euro di reddito al mese sostenere il peso di una badante diventa difficoltoso.