Nuovo sviluppo a Rieti tra tecnologia e agricoltura. Dibattito alla presentazione del libro su Maraini di Ottorino Pasquetti

«Questo mio libro non è un libro di storia, ma un racconto storico scritto in stile giornalistico. Mi sono impegnato ad esporre i fatti conosciuti e studiati e li ho mutati in un racconto misto tra avvenimenti e personaggi reali ed alcuni nati dalla mia fantasia di giornalista».

Ottorino Pasquetti non tradisce il suo modus scribendi, e da giornalista di lunga data (con gli anni trascorsi da cronista a «Il Messaggero», la lunga esperienza in «Frontiera» e ora la collaborazione con «Lazio Sette», la pagina locale di «Avvenire»), assieme alla passione per la civitas reatina che ha servito nel mondo della scuola e per un periodo anche come amministratore pubblico, ha voluto ancora mettere insieme taglio giornalistico e ricerca storica per realizzare il volume edito da Funambolo (giovane casa editrice reatina) dedicato a Emilio Maraini nel centenario della morte.

Lo zucchero in bocca e la rivoluzione nel cuore si intitola l’appassionata raccolta di ricordi e racconti sull’esperienza dello svizzero di Lugano trapiantato al centro d’Italia grazie a cui, con lo Zuccherificio da lui creato, ebbe inizio a fine Ottocento la storia industriale di Rieti. Una pubblicazione realizzata sotto l’egida dell’associazione industriale reatina, che ha promosso il pomeriggio che, prendendo spunto dalla pubblicazione del libro, ha colto l’occasione per un dibattito sulla situazione economica locale.

Ed è toccato al presidente di Unindustria Rieti, Alessandro Di Venanzio, che ha firmato l’introduzione al volume, aprire il pomeriggio con cui gli imprenditori reatini hanno voluto rendere omaggio alla figura di Maraini: «un atto doveroso non solo per ciò che è stato e ha rappresentato per l’industria italiana e reatina come suo padre fondatore, ma anche e soprattutto per essere oggi modello sia di globalità che di attaccamento al territorio. Radici ben salde e ali per planare sul mondo, due binari che viaggiano paralleli per creare qualcosa di unico, imbattibile e insuperabile».

Dalla prima industria reatina, quella in fondo al viale fuori Porta Cintia che oggi porta il nome del creatore dello Zuccherificio (dopo il quale nacquero la Supertessile e la Montecatini), alla seconda avventura, quella degli anni Settanta resa possibile dall’altro grande protagonista della politica fra Rieti, Italia ed Europa che fu il sabino Franco Maria Malfatti, per giungere alla situazione di oggi.

Nel pomeriggio svolto alla Sala dei Cordari è più volte risuonato anche il nome di Malfatti, personaggio per il cui ricordo Pasquetti (che si è definito una sua «vestale») tanto si è speso e al quale ha dedicato un altro volume di memorie. Stavolta Ottorino ha voluto dedicarsi alla figura di Maraini, scritto, ha detto, «grazie ai miei ricordi di bambino, quando assistevo stupito a mio nonno Attilio facocchio che a Porta d’Arce costruiva le barrozze per trasportare fino allo Zuccherificio le barbietole dei mezzadri della Piana», per poi dedicarsi a studiare la biografia dell’industriale donatagli dalla signora Elvira Benvenuti Conti, figlia del fattore di Carolina Sommaruga, la moglie di Maraini.

Ecco emergere la storia di un uomo eccezionale che ebbe come importante alleato, nel realizzare la fabbricazione dello zucchero a Rieti, la famiglia dei principi Potenziani, i proprietari terrieri di gran parte di quella Piana dove si cominciò, vincendo le iniziali resistenze dei contadini, a coltivare la barbabietola necessaria alla nuova produzione saccarifera impiantata in città dal luganese.

Il connubio tra agricoltura e industria costituisce uno spunto di riflessione attorno a cui ha preso vita il dibattito nella tavola rotonda – moderata dal caposervizio de «Il Messaggero», Mario Bergamini – che ha visto intervenire il vice presidente nazionale Confindustria (già alla guida degli industriali del Lazio), Maurizio Stirpe, il presidente regionale Unindustria, Filippo Tortoriello, il vescovo Domenico Pompili, il presidente dell’Asi, Andrea Ferroni e il deputato Fabio Melilli.

Dibattito che, come detto, ha rievocato anche la figura di Malfatti, per sottolineare come il primo e il secondo nucleo industriale di Rieti (oggi si aggiunge il terzo, il polo della logistica in quel di Passo Corese che si prepara ad accogliere il colosso di Amazon) abbiano avuto nei due grandi protagonisti, Maraini e Malfatti, l’esempio di intelligenze capaci «di puntare sul territorio innestando un processo industriale nuovo», ricordandoci che quello che serve per l’industria è «darsi una visione» investendo sul quadro complessivo, cominciando dalle infrastrutture, ha detto Tortoriello. «Non si può non puntare al territorio», ha ribadito Stirpe, auspicando la presenza di dirigenti che, come i due grandi protagonisti, abbiano a cuore il territorio.

Che non significa riprodurre i modelli del passato in una realtà completamente mutata dalla globalizzazione, come hanno riconosciuto tutti, cominciando da monsignor Pompili, il quale ha invitato a riflettere come il binomio agricoltura-industria caro a Maraini si possa declinare oggi, pensando allo sviluppo economico del reatino, in quello tecnologia-ambiente. Il vescovo, che sin dal suo arrivo a Rieti non ha mai cessato di insistere sull’importanza delle infrastrutture e dei collegamenti, ha ribadito ancora una volta che le strade «oggi non solo necessarie e da completare prima possibile (quando vediamo che a Colfiorito, nella piccola Umbria, esiste l’autostrada a Colfiorito a 4 corsie, ci si chiede perché da noi diventi impossibile una cosa del genere), ma sono una vera sfida». E pensando al rapporto fra ambiente e tecnologia perché non pensare magari a un apposito corso nella nostra università che se ne occupi?

Sull’attuale situazione che vede il polo della logistica di Passo Corese con nuove prospettive (dopo Amazon altre importanti realtà si stanno facendo avanti) è intervenuto Ferroni, invitando anche lui a ragionare in base alle prospettive di oggi diverse dal passato. E Melilli ha focalizzato l’attenzione sull’insegnamento di Maraini che non disgiungendo l’agricoltura dall’industria ci potrebbe esortare a puntare oggi sull’agroalimentare, anche con le sue implicazioni turistiche. Anche per ripartire dopo il terremoto, hanno concordato i partecipanti, occorre saper pensare che cosa il territorio è in grado di offrire e impegnarsi a valorizzare le risorse che abbiamo.

Foto di Massimo Renzi