NPC Basket, intervista al preparatore fisico Roberto Carapacchi

Incontro con Roberto Carapacchi, classe 1968, laurea specialistica in Scienze Motorie preventive ed adattate a L’Aquila, allenatore, istruttore nazionale di minibasket e preparatore fisico del gruppo NPC.

Molti anni di studio, hai allenato e tuttora alleni un gruppo di basket, come preparatore fisico segui le giovanili e le prime squadre, tra le tante esperienze professionali quale ritieni sia stata la più formativa?

Gli anni trascorsi a fianco dell’’amico Giuseppe Annino, durante la gestione Papalia della Sebastiani, quando è stata data con successo la scalata alla serie A. Il professore Annino è docente universitario ed ha lavorato come ricercatore a fianco del prof. Carmelo Bosco. È stata un’ esperienza istruttiva sotto ogni punto di vista e ne approfitto per fargli un grosso in bocca al lupo per la stagione della Virtus Roma

Che tipo di preparatore sei?

Sono un osservatore: del giocatore mi piace capire la sua struttura, le capacità, i limiti e le potenzialità. La premessa è che innanzitutto devi tener ben presente che prima ancora che atleti, ho a che fare con persone. E che se ti giochi l’aspetto relazionale non riceverai più alcuna fiducia da loro. Preparo all’attività sportiva atleti molto diversi tra loro per testa, fisico, età e disponibilità di tempo e ogni atleta dovrebbe essere gestito in maniera specifica. Uno dei miei compiti è quello di farli stare meglio possibile magari, perché no, divertendosi.

Con allenamenti differenziati?

Quando possibile si, ma quando non si può anche cercando di fare le cose che fanno bene a tutti. L’attività fondamentale è la prevenzione ed è alla base del mio lavoro con la squadra; la buona vecchia scuola di ginnastica ne è lo strumento principe e prima di pensare al carico penso al benessere. Poi dipende da quali sono gli obiettivi che vengono definiti dall’allenatore, vuole partire forte? Difesa tutto campo?

E quali sono gli obiettivi di coach Matteucci?

Una squadra che sotto l’aspetto fisico sia opposta al coach, quindi che corre, salta e difende ma che come Paolo si diverta e più possibile sia vincente; scordavo……e che valorizzi i giovani.

Lavori meglio con i giovani o con i “vecchi”?

Lavoro meglio con chi capisce l’importanza della preparazione, chi comprende che tecnica e fisico viaggiano insieme e che una sola delle due non basta. Mi piace l’atleta che indipendentemente dall’età si interessa, che ha stimoli per lavorare, che vuole migliorarsi, che chiede e partecipa, che ha e trasmette entusiasmo. Riccardo Esposito ne è un esempio in tal senso. Lavoro peggio con chi non mette energia e con quei giovani che non si rendono conto che tu stai li con loro e per loro.

A quanti anni bisognerebbe cominciare a lavorare sul fisico?

Non esiste età. Cuzzolin, il preparatore fisico della Nazionale, di recente ha svolto una lezione dal titolo: “dalla preparazione fisica alle esercitazioni gioco per il Minibasket”; esercizi posturali e giochi con il corpo sono la base di partenza perché se forza e resistenza sono migliorabili in una vita adulta, i prerequisiti che servono, la capacità di percepire il proprio corpo e gestirlo in gara, si acquisiscono sin da piccoli e ogni tappa cronologica è buona per migliorare la funzionalità del corpo

Servono anche da adulti i giochi senza palla?

Certamente, ma senza esagerare: Gianluca è puntuale e bravo a ricordarmi il motivo per cui i giocatori hanno scelto di sudare e cioè il piacere di giocare a palla a canestro.

Arriviamo a noi. Qual è lo stato di forma della nostra squadra?

Soddisfacente. È un bel mix la nostra squadra con ragazzi con caratteristiche fisiche differenti. Siamo appena partiti e l’inizio è incoraggiante; posso solo ringraziare il gruppo per l’atteggiamento positivo dimostrato fin qui e son sicuro per quello ancor di più che mostreranno in ogni allenamento futuro; occorre rimanere umili e aumentare la solidità del gruppo in allenamento e di conseguenza in partita.

Che lavoro è stato fatto sin qui e quale è il programma?

Abbiamo alternato un lavoro di forza ad un lavoro metabolico sulla potenza aerobica per sviluppare la capacità di stare in campo senza risentire troppo della stanchezza, per recuperare più velocemente la fatica. Prossimamente dedicheremo maggior attenzione a lavori ad alta intensità di breve durata, alla rapidità e di tanto in tanto alle ripetute con forchetta e coltello!

Una curiosità: dici spesso ai ragazzi “piano piano”… è una filosofia di vita?

Da una storia zen: un giovane andò da un maestro e gli chiese: «Quanto tempo potrò impiegare per raggiungere l’illuminazione?» Rispose il maestro: «Dieci anni». Il giovane era sbalordito. «Così tanto?» domandò incredulo. Replicò l’altro: «No, mi sono sbagliato, ci vorranno venti anni». Il giovane chiese: «Perché hai raddoppiato la cifra?» Allora il maestro spiegò: «Adesso che ci penso, nel tuo caso ce ne vorranno probabilmente trenta».