Nelle decapitazioni una scomoda verità

Non bisogna nascondere cosa pensano i tagliatori di teste, cui tutto viene permesso in un quasi totale silenzio da parte delle grandi istituzioni culturali e religiose musulmane. A margine notiamo anche tanti altri silenzi… Non servirà la guerra né la crociata ma il confronto culturale, il dialogo in senso socratico, che funge da maieutica e fa scaturire la verità. Spoglia di illusioni e menzogne.

È di questi giorni la notizia – con relativa foto del boia in piedi e della vittima in ginocchio – della decapitazione, che sarebbe avvenuta due settimane fa, di Steven Sotloff, 31 anni, giornalista in Siria. Prima, il 20 agosto scorso, la stessa sorte era toccata a James Foley, 40 anni, americano, giornalista. Dietro questo orrore chi sa quanti altri misfatti che non è dato conoscere!

Il 29 agosto scorso una giovane donna, dopo la Messa in cui si ricordava il martirio di Giovanni Battista, riferendosi ai fatti di cui sopra, ha osservato: “Siamo sempre allo stesso punto, non è cambiato niente!”. La narrazione della decapitazione del Battista, avvenuta attorno agli anni 30 dell’era cristiana, è famosa ed è presente nei Vangeli di Matteo (cap. 14), Marco (6) e Luca (3). Fate i conti: quanta strada ha fatto l’umanità? Siamo sempre lì. La differenza non è solo temporale ma causale. Il Battista è stato vittima di un tiranno che cede all’arroganza e al ricatto di una donna perfida e della figlia oca. Gli odierni sicari uccidono con questa modalità per inviare al mondo un messaggio, mostrare sicurezza e diffondere la convinzione che loro, gli islamici fanatici credenti settari dell’Is, sono dalla parte del giusto, del diritto, dalla parte di Allah, il grande, l’onnipotente cui nessuno può resistere, e nessuno può impedirgli la vittoria sugli infedeli. Tutti piegheranno la schiena davanti a Lui, “clemente e misericordioso”, singoli individui e interi popoli.

Nessuno deve frapporre ostacoli sulla via di Dio e della vera religione. E allora sarà la pace. L’Islam universale coinciderà con Salam, la pace. Questo pensano i tagliatori di teste, cui tutto viene permesso mentre si osserva un quasi totale silenzio da parte delle grandi istituzioni culturali e religiose musulmane. A margine notiamo anche il silenzio di pacifisti, logge massoniche, associazioni di difesa dei diritti umani. Al termine del lavoro di conversione del mondo, la cui promozione spetta a ogni fedele musulmano secondo regole e accorgimenti definiti, l’umanità sarà una sola immensa famiglia, la più bella comunità che sia mai stata pensata e realizzata, che esce dal progetto stesso di Allah. È la Umma, la comunità dei credenti, che protegge i suoi figli inducendoli a esercitare la loro massima libertà che è quella di obbedire a Dio e alla sharia. Questo è l’ideale, l’utopia, il sogno dei “veri musulmani”. Coloro che intralciano la via di Dio con la predicazione cristiana, proibita in tutti i Paesi a maggioranza musulmana, e anche i fautori del dialogo, che inquinano la limpidezza della verità di fede musulmana, sono da evitare.

Ai lettori il compito di ricordare nomi di persone uccise o morte sul campo nell’accostarsi a popolazioni musulmane. Quelle idee estremiste non sono di rozzi militanti, ma di intellettuali che hanno spazio nei nostri circoli culturali e possono spargere a piene mani le loro visioni dell’islam a uso degli occidentali. Un piccolissimo libro apologetico di appena settanta pagine è stato pubblicato da una casa cattolica alcuni anni fa; costituisce un’idealizzata immagine del contenuto del Corano, in cui sono scomparse contraddizioni, minacce, ogni altra parola che potrebbe creare disagio e qualsiasi ombra di dubbio. Che fare? Nessuno lo immaginerà. Ma penso che non servirà la guerra né la crociata ma il confronto culturale, il dialogo – non la chiacchiera – in senso socratico, che funge da maieutica e fa scaturire la verità. La verità spoglia di illusioni e menzogne. Anche la verità di un islam convertito alla modernità.