Mostra Internazionale d’Arte Lgbte: senz’arte né parte

Quando si dice “senz’arte né parte”! Formalmente, si tratta di una mostra artistica, precisamente della Mostra Internazionale d’Arte Lgbte col titolo “Saligia” (acronimo dei sette vizi capitali), aperta a Torino dall’8 settembre, organizzata dall’associazione Koiné e promossa dal movimento Lgbt, con l’iniziale patrocinio di una circoscrizione del Comune. Ma l’affissione della locandina che la pubblicizza ha fatto sorgere seri dubbi sui contenuti e le intenzioni della mostra stessa. L’immagine ritrae fotograficamente una donna nuda (a parte delle scarpe bianche) di mezza età, decisamente in sovrappeso, che con un piede calpesta un immagine religiosa (un collage di icone bizantine), con un atteggiamento ostentatamente superbo. La scena è resa più cupa da un muro in rovina che fa da sfondo.

Prevedibilmente, non sono mancate le reazioni, religiose, civili e politiche, e il Comune ha deciso (all’unanimità) di ritirare il patrocinio alla mostra. Mauro Pinotti, che ha realizzato la foto, ha dichiarato di non avere avuto alcun intento offensivo nell’opera, ma di aver voluto solo rappresentare il vizio della superbia, attraverso la centralità della figura femminile. Un intento “artistico” per l’appunto. Beh, anche se un po’ perplessi, accettiamo la sua versione e lasciamo da parte ogni commento moralistico o ideologico (anche se ce ne sarebbe da dire), quasi accettando di passare per sprovveduti che non si accorgono della scelta oculata e chiaramente orientata degli elementi della scena ritratta. Ma forse ci sarà permesso esprimere le nostre sensazioni sul piano artistico, senza passare necessariamente per bacchettoni: in fondo l’arte, per definizione, si espone al giudizio estetico (e non solo) dei fruitori dell’opera. E questa immagine ci appare decisamente brutta, “arrogante” più che “superba”. La volgarità, globalmente intesa, la fa da padrona e l’ostentazione del dileggio di un simbolo religioso ad opera di un’immagine femminile piuttosto “arruffata” suggerisce disprezzo più che superiorità. Insomma, anche sotto il profilo artistico, questa volta il buon Pinotti non sembra aver centrato il bersaglio, rimanendo “senz’arte né parte”.