Mons. Pompili: «la ricostruzione richiede l’arma della pazienza»

«Chi riesce più oggi a trovare Amatrice ed Accumoli?». È guardando «alla narrazione tragica della distruzione di Gerusalemme (che fa il paio con quella di Babilonia, di cui l’Apocalisse fornisce la descrizione più agghiacciante)», che il vescovo Domenico ha fatto memoria dei morti nel sisma dello scorso 24 agosto, celebrando ad Amatrice la messa, nella “Casa della Comunità Sant’Agostino”, a tre mesi dal tragico evento.

Il parallelo è duro, ma non va inteso come un destino definitivo. Infatti, «Gesù inspiegabilmente aggiunge: “perché la vostra liberazione è vicina”». Non è una fede semplice: richiede di «far leva sulle nostre convinzioni più profonde, che ci assicurano una cosa: le perdite possono essere utilizzate per affinare la pazienza».

«Certo – ha ammesso mons. Pompili – la pazienza, portata all’estremo, può fare venire la gastrite e se lasciata a se stessa può diventare codardia. Ma il tempo e la pazienza sono due combattenti insuperabili. E non si tratta solo di attendere perché la pazienza è un’azione e non una sottomissione».

È infatti con l’arma della pazienza quella da usare per «incalzare i nostri amministratori perché compiano quanto hanno promesso; per unire gli sforzi, piuttosto che dividersi l’uno contro l’altro; per ampliare l’orizzonte del nostro sguardo e trasformare questo paradiso, divenuto un deserto, di nuovo in un giardino dove poter vivere e dove accogliere tanti in cerca di pace e di benessere».

Una pazienza che «dobbiamo ai tanti che sono stati strappati ai nostri affetti e che non possiamo dimenticare sotto la fretta della ricostruzione».

«Restituire a questa terra la vita e la bellezza che abbiamo conosciuto e che è stata deturpata lo scorso 24 agosto, rappresenta il nostro compito. Il Signore – ha concluso don Domenico – ci assicura che ce la faremo. La nostra pazienza e la nostra fede aggiungeranno il resto».

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One thought on “Mons. Pompili: «la ricostruzione richiede l’arma della pazienza»”

  1. Ileana Tozzi

    Nella duplice accezione etimologica (patior e pasco), accogliendo, sopportando, aspettando in modo attivo, vigile ed operoso. Come insegna il nostro Vescovo in questo tempo di Avvento.

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