Mons. Pompili: «il Francesco più autentico è quello del presepe di Greccio!»

Si è rivolto a san Francesco, il vescovo Domenico, nell’omelia del giorno di Natale, proponendo una lettura sul «gesto audace di Francesco di rivivere a Greccio il fatto di Betlemme, di cui i Vangeli attestano il contesto storico (Luca) e il significato teologico (Giovanni)», toccando «una serie di ragioni che vale la pena riscoprire». Greccio, infatti, «rappresenta una ‘scomoda memoria’, che invano si cercherà di addomesticare come nel ciclo pittorico di Assisi, dove Giotto in persona cercherà di occultarne il senso».

Intuizioni che possono risvegliare la fede dell’uomo di oggi, che dal momento in cui Francesco chiese a Giovanni Velita, signore di Greccio, di allestire il presepe per il Natale, non hanno perso la propria forza. «Giovanni – ha ricordato mons Pompili – era un militare che aveva abbandonato le armi. E questo accade dietro le parole innamorate di Francesco».

Tommaso commenta: «Il santo aveva risuscitato nel cuore degli astanti quell’amore verso Dio e verso il prossimo che sembrava morto».

«Per san Francesco – ha aggiunto il vescovo – c’è un tributo universale, un innamoramento collettivo, salvo starsene a debita distanza e a depotenziarne il fuoco che lo divora. La genialità del Poverello sta nel suo diffondere la fede, cioè nel risuscitare ciò che sembra morto ed inanimato».

«Penso che a Greccio come nella Valle Santa questo sia il tempo che ci attende» ha concluso don Domenico. «Ritrovare Francesco. Quello originale, che è vissuto proprio in queste terre, riassaporandone la fragranza e la freschezza, al di là delle ricorrenti mitizzazioni e demitizzazioni. “Quale Francesco?”. Quello del presepe di Greccio! Sine glossa. Ne va della nostra identità e ancor prima della nostra fede anemica e soporifera che va risvegliata e rianimata. “Alter Christus” , o “figura di Cristo” (Dante) è stato definito Francesco. La sua umanità è la prova di come il Vangelo fa rifiorire l’umano. E conferma che davvero “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”».

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