Mons Galantino a “Che fuori tempo che fa”: «la famiglia sembra scomparsa»

«Spero che si sia capita bene quell’affermazione del cardinale Pietro Parolin, che ha parlato di attenzione che bisogna avere nei confronti di questa realtà di cui siamo stati spettatori in Irlanda e che tutto questo può compromettere e compromette un certo modo d’intendere e di vivere la umanità delle persone». Lo ha detto sabato sera monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, durante un collegamento dalla parrocchia di San Ferdinando di Puglia, nella trasmissione «Che fuori tempo che fa», rispondendo a una domanda di Massimo Gramellini sulle parole dette dal segretario di Stato vaticano sul referendum sui matrimoni gay in Irlanda. Ancora incalzato sulla frase «sconfitta dell’umanità», il presule ha chiarito: «Anche lei, dottor Gramellini, distingue l’umanità intesa come umanità che viene distrutta dalla bomba atomica e l’umanità che vive ed è ciascuno di noi. Cioè se io compio dei gesti contro di me e dico che io in quel modo ho attentato alla mia umanità, dico che non ho distrutto l’umanità intera, ma che ho messo a repentaglio quello che io devo essere, quello che io posso essere, quello che io sono». Monsignor Galantino rispetto alle contrapposizioni create dai giornalisti ha osservato: «Quando i vescovi sono tutti quanti d’accordo, dite che tra di noi c’è appiattimento; quando tra i vescovi ci sono opinioni diverse, dite che litighiamo».

«Lasciateci fare un po’ il nostro mestiere di gente che di fronte alla realtà cerca di ragionare, cerca di non vendere il cervello all’ammasso, cerca anche di confrontarsi con la realtà in maniera semplice, drammatica qualche volta, ma sempre con la voglia di aiutare», ha proseguito il segretario della Cei. Rispondendo a una domanda su matrimonio e procreazione, monsignor Galantino ha precisato: «Non è che la Chiesa dice che il matrimonio è unicamente orientato alla procreazione, non è questo. Il matrimonio ha una portata molto più complessa, nella quale la prole è sicuramente un elemento importante, ma scusate ci sono anche tante coppie che purtroppo non riescono ad avere figli. Allora in quel caso non avremmo un matrimonio? Il problema è un altro: il matrimonio è il mettere insieme due volontà, due progetti, però, che se vogliono essere riconosciuti dalla società civile devono anche mostrare che questo loro stare insieme non è soltanto un contratto tra di loro, altrimenti non possono chiedere l’attenzione della società, alla quale non bisogna solo chiedere, ma anche dare». Questo è «il senso del matrimonio inteso unicamente come fatto costituzionale. D’altra parte, se andiamo a leggere l’articolo 29, di questo parla».

Gramellini, ricordando l’opposizione ai Dico di qualche anno fa, ha chiesto, poi, se la Chiesa ancora si oppone. «Qui entriamo in quelli che sono i compiti dello Stato e quelle che sono anche le modalità con le quali una realtà come la Chiesa reagisce a certi tipi di proposte maturandole anche in base al progresso culturale che si può fare, alla crescita di sensibilità rispetto a certe realtà. Di sicuro, quando oggi noi parliamo di persone dello stesso sesso che vogliono formalizzare questo loro stare insieme e avere il riconoscimento dei propri diritti, io penso che uno Stato civile non possa ignorare questo tipo di domanda. Mi piacerebbe che questo Stato non solo guardasse con grande realismo ai sacrosanti diritti degli individui che chiedono di unirsi nelle unioni civili e non solo stesse attento anche a vedere cosa veramente può fare per chi avendo un orientamento sessuale diverso chiede che questa posizione venga stabilizzata». Infatti, «fare questo non vuole dire agire in modo tale che questo tipo di interventi vada a penalizzare, vada, come di fatto sta avvenendo, a mettere all’angolo la famiglia fatta di padri, madri e figli. Mi piacerebbe che questo nostro Governo, che questi nostri onorevoli la stessa passione che mettono in questa realtà la mettano anche per la famiglia». La famiglia, invece, ha concluso il presule, «sembra scomparsa».