Il mistero in due donne che si incontrano

Carissimi fratelli e sorelle, è festa grande oggi in tutta la Chiesa per la solennità di Maria Assunta in cielo, tra le più importanti festività mariane, assieme all’Immacolata e all’Annunciazione.

È una festa le cui origini si nascondono agli inizi del cristianesimo, e di cui non vi sono chiare tracce bibliche, ma da sempre è nel cuore della Chiesa, d’occidente e anche d’oriente.

Maria viene assunta alla gloria del cielo non solo con la sua anima, ma anche col suo corpo, poiché – dice il prefazio – non poteva restare prigioniera della morte colei che ha dato al mondo l’autore della vita.

È la ricorrenza che ci indica il nostro futuro, la nostra dimora, il nostro “talamo” nuziale, quello che ci ha riservato lo Sposo, il Re, risorto e vivo.

“Il re si è invaghito della tua bellezza”, abbiamo ascoltato nel salmo. Sì, il Signore si invaghisce, si innamora della bellezza che noi, uomini e donne, sappiamo esprimere con il nostro assenso, con la nostra fede, con la nostra vita.

Ma non per questo ci rende facile la vita terrena: questa sarebbe una ricompensa effimera e transitoria, e forse anche poco soddisfacente.

La vita di Maria non è stata facile; e se Lei è la prima discepola, il modello esemplare, a cui non è stato risparmiato il dolore della morte del Figlio, allora vuol dire proprio che la ricompensa non è da ricercare solo quaggiù.

Abbiamo ascoltato nel Vangelo dell’incontro di Maria con la cugina Elisabetta: due donne che si incontrano e che portano nei loro grembi due uomini speciali, Giovanni e Gesù.

Esse sono le spose di cui il Re si è invaghito; anche di Elisabetta, pur se anziana. Ma saranno rese ancor più belle da quei due uomini che cambieranno la loro vita, le loro vite, la vita del mondo.

Hanno saputo accogliere nella loro vita il mistero, vale a dire il dono di esistenze votate agli altri, alla causa del Vangelo e del bene.

Sappiamo però che Giovanni sarà decapitato e Gesù crocifisso. Questa è la zona d’ombra, se volete, di un annuncio che è soprattutto gioia.

Nelle donne che si incontrano, nei bambini che sobbalzano nelle pance delle madri, noi possiamo scorgere la grande promessa di gioia del cristianesimo, promessa di gioia e di bellezza.

Questa promessa, tuttavia, è misteriosamente attraversata dalla spada del dolore e della sofferenza. Per Elisabetta, per Maria, per tutti.

Lo vediamo bene anche in questi giorni, ormai dobbiamo dire in questi mesi, in cui i focolai di guerra nel mondo sono stati di nuovo attizzati, per frenare l’affermarsi del bene.

Penso alle ostilità in Terra Santa, tra israeliani e palestinesi, penso all’immane carneficina dei cristiani in Iraq, costretti alla fuga, come Gesù, Maria e Giuseppe, decapitati, come Giovanni Battista, crocifissi come Gesù stesso.

Proprio per oggi la Chiesa Italiana ha indetto una giornata di speciale preghiera, perché cessino queste atrocità, che sono senza motivo, senza ragione, senza logica.

Vedo nelle mamme cristiane sofferenti dell’Iraq le due donne che si sono incontrate nel Vangelo. Umili, fiere, portatrici di vita, ma anche indirizzate alla sofferenza e alla morte, a vedere la morte dei loro figli piccoli e innocenti.

Carissimi, che vi trovate qui al Terminillo per trascorrere un periodo di riposo, noi da quassù abbiamo una visuale privilegiata, in compagnia di san Francesco.

Una visuale privilegiata in tanti sensi, ma soprattutto nel senso della fede. Anche la vita di san Francesco fu segnata dal dolore, dalla sofferenza, ma pure da tanta gioia, perché al Re, al Signore, piacque la sua bellezza.

Come sapete, quest’anno ricorre il 50° anniversario della dedicazione di questa chiesa, di questo tempio votivo nazionale; e so che i sacerdoti che curano questa parrocchia stanno promuovendo iniziative volte a ricordare date e scadenze, ma anche persone significative, come le maestranze che lavorarono alla costruzione dell’edificio e come padre Riziero Lanfaloni, che fu un sostenitore strenuo di questo progetto.

A loro va il mio apprezzamento e il mio incoraggiamento. Vorrei lasciarvi questo semplice messaggio: la storia e la vita di noi tutti è attraversata dalle prove e da molti ostacoli, ma non mancano mai le luci che vengono a rischiarare i momenti oscuri.

Questo è il senso di questa festa, della costruzione di questa chiesa, della edificazione della nostra Chiesa-comunità. In attesa della gloria futura, come Maria, chiediamo al Signore di invaghirci di Lui, come Lui è sempre innamorato di noi!