Polidori (Cgil): attenti al TTIP, riguarda anche Rieti

TTIP è l’acronimo in lingua inglese del trattato di libero scambio delle merci tra Europa e continente Nord Americano. Fino a non più di un paio di anni fa nessuno sapeva cosa fosse, poi per opera di alcuni “pionieri” se ne è cominciato a parlare.

In sintesi quello che è avvenuto e sta avvenendo: un gruppo di tecnocrati della U.E. ed altrettanti corrispondenti nord americani stanno trattando un accordo di libero scambio di merci e servizi tra le sponde dell’atlantico, accordo poi da sottoporre alla Commissione Europea e, forse, al Parlamento Europeo.

La portata della vicenda è enorme, come lo è il segreto con cui questa trattativa viene condotta; non da persone liberamente elette e designate allo scopo, ma appunto da “tecnici” del potere, più vicini ad una loggia massonica internazionale che a persone deputate da un sistema democratico, con l’obiettivo di (de)regolamentare in termini di barriere economiche e normative gli scambi commerciali tra nord america ed europa.

Il campo di applicazione del trattato è il più vasto dei pensabili, inclusi i settori ritenuti strategici, spaziando dall’energia, all’acqua, ai servizi, (anche per la pubblica amministrazione), all’agroalimentare, così come è enorme il sistema degli interessi economici che vi gravitano attorno, in un “confronto” tra due sistemi democratici simili eppure così distanti tra loro, la democrazia europea e quella nordamericana. (noi abbiamo solo l’Euro, loro gli Stati Uniti)

Facciamo alcuni esempi nel settore dell’agroalimentare? Se qualcuno immagina che la lenticchia di rascino o il maiale nero reatino possano trarre beneficio da questo trattato probabilmente sbaglia; è più facile che il “parmisan” (così viene chiamato al di la dell’atlantico un simil clone del parmigiano reggiano) rientri nelle discipline del parmigiano reggiano e venduto come (simil)tale qui come come li, piuttosto che il prosciutto “parma” estenda ancora di più la propria “variabilità” in termini di qualità del prodotto, (tanto per citare, ma basta riprendere le denunce già fatte da associazioni degli agricoltori ed enti indipendenti) che un solo litro dell’olio extravergine dop della sabina sbarchi negli USA.

Insomma l’Italia , intesa come sistema, ed i suoi marchi dop, igt, docg, è quella che più ha da rimetterci di fronte ad un accordo transatlantico sbagliato; i consumatori europei ed anche nord americani, rischiano di vedere drasticamente peggiorata la propria libertà di scelta su cosa mangiare, sulla tracciabilità del cibo, e sulle garanzie che i sistemi disciplinari cercano di garantire, e la località della nostra economia ma soprattutto della nostra cultura, perchè l’alimentazione è cultura, rischia di essere sopraffatta e cancellata dalla logica del massimo profitto.

Ed in questo anche la provincia di Rieti deve poter dire qualcosa, per ciò la Flai Cgil e la Cgil di Rieti ritengono di dover promuovere una serie di appuntamenti per informare, conoscere e condividere, coinvolgendo Associazioni dei Lavoratori ed Associazioni Datoriali, la Camera di Commercio e le forze Politiche, per far dire la propria, anche al nostro piccolo Made in Rieti, su cosa ne pensiamo del TTIP.