Il messaggio di Pasqua. Camminare per costruire

Il Cristo risorto si fa compagno di strada, con “le ferite del suo amore misericordioso”, “ci attira sulla sua via, via della vita”, cerca quanti sono smarriti, e “prende sulle spalle tanti nostri fratelli e sorelle oppressi dal male nelle sue diverse forme”

È una donna, Maria di Magdala, a notare per prima che la pesante pietra del sepolcro non è più al suo posto. Lei che, assieme ad altre poche donne, aveva vegliato sotto la croce, mentre gli apostoli, uomini, si erano dileguati, e vivevano chiusi nella stanza del Cenacolo per paura. Giovanni, nel suo Vangelo, racconta da cronista, non sembri irriverente, da sceneggiatore di una fiction televisiva, quei momenti difficili da capire e da cogliere nella loro forza. Maria rimane fuori dal sepolcro e piange; Pietro e Giovanni entrano, era ancora buio, vedono i teli posati, il sudario piegato in un luogo a parte. E cosa pensano? Che qualcuno ha profanato il sepolcro, perché dalla morte non si torna indietro; e ha inflitto una nuova cattiveria verso quell’uomo giusto e innocente. Eppure sapevano, dovevano ricordare le parole pronunciate da Gesù alla sorella di Lazzaro, Maria: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore, vivrà”.
Erano smarriti i discepoli di Gesù, così come oggi tanti “fratelli sono smarriti nei deserti del mondo”, smarriti “nei labirinti della solitudine e dell’emarginazione”. La strada verso il sepolcro è “la strada della sconfitta”. Ma ecco che ascoltiamo: “Non è qui, è risorto”. Una frase che ci viene ripetuta davanti “alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: “Fermati, il Signore è risorto”. Parole che Papa Francesco pronuncia nel giorno di Pasqua. Il Signore “si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze. Si fa carico dei bambini e degli adolescenti che vengono privati della loro spensieratezza per essere sfruttati; e di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa”.
Messaggio Urbi et Orbi, cioè alla città e al mondo, che conclude la preghiera della Via Crucis, gridare vergogna per le immagini di devastazione, distruzione, naufragio “diventate ordinarie nella nostra vita”. Vergogna per il sangue innocente versato da donne, bambini, immigrati, persone perseguitate. Una parola, vergogna, che pesa davanti alle ingiustizie, alle nostre mani “pigre nel dare e avide nello stappare e nel conquistare”; alla nostra voce “squillante nel difendere i nostri interessi e timida nel parlare di quelle dell’altrui”.
Il messaggio di Pasqua, la vittoria della vita sulla morte, della speranza sullo smarrimento, sul timore, è invito a camminare per costruire ponti di dialogo, strade di giustizia e di pace. È invito, ai responsabili delle nazioni, ad avere “il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi”. Parole quanto mai urgenti in un tempo in cui spirano con forza venti di guerra e minacce di olocausto nucleare. Parole che riportano in primo piano i tanti conflitti che, nel mondo, alimentano violenza e morte; i tanti volti di “migranti forzati” costretti a lasciare la propria casa, “la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi”. Francesco ricorda la Siria – “una guerra che non cessa di seminare orrore e morte” – l’“ignobile attacco” ai profughi in fuga; e poi Yemen, Sudan, Somalia, Congo, l’America Latina, l’Ucraina. Luoghi in cui le tenebre dell’odio e della violenza colpiscono popoli e comunità.
La resurrezione di Cristo, ricordava Papa Benedetto XVI il 24 aprile del 2011, “non è frutto di una speculazione, di una esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia una impronta indelebile”. E la fede dei cristiani si basa su quell’annuncio, e sulla testimonianza di coloro che hanno visto la pietra rovesciata e la tomba vuota; e ascoltato le parole dei “misteriosi messaggeri” i quali annunciavano che Gesù, il crocifisso, era risorto; e infine hanno visto lui, “il maestro e Signore, vivo e tangibile”. Il Cristo risorto, afferma Papa Francesco nel messaggio di Pasqua, si fa compagno di strada, con “le ferite del suo amore misericordioso”, “ci attira sulla sua via, via della vita”, cerca quanti sono smarriti, e “prende sulle spalle tanti nostri fratelli e sorelle oppressi dal male nelle sue diverse forme”.