La notizia della messa in mora, richiesta dalla Corte dei Conti, dell’ex Sindaco del Comune di Rieti, dell’ex Direttore Generale e del Dirigente del settore finanziario coinvolto, non fa che avvalorare quello che la FP CGIL ha denunciato a partire perlomeno dal 2008, e cioè il sostanziale disastro gestionale e finanziario che si è perpetrato negli anni al Comune di Rieti.
Non è solo questione di cifra complessiva, che riteniamo, in termini di danno alla città di Rieti e ai suoi cittadini del tutto sottostimata.
È una questione che attiene alla tenuta di regole, scritte o meno, che dovrebbero, sempre, e sottolineiamo sempre, sottendere l’azione di chi amministra la cosa pubblica, regole che, una volta “saltate” determinano un danno prima di tutto morale che è difficile sanare a posteriori.
Oltre quindi ai danni cd erariali, quantificati o meno, ed al danno derivante dall’avere , oggi, un capoluogo di provincia sostanzialmente a gestione “semicommissariale”, con difficoltà enormi a rispondere con interventi “anticiclici” alla crescente sofferenza del tessuto sociale della città, quello che ci preme sottolineare è il danno che non risponde alle logiche di quantificazione numerica, e cioè alla penetrazione, nel senso comune dei cittadini, che chi amministra la cosa pubblica può fare ciò che vuole ed è al di sopra , e non al servizio, dei cittadini.
Facendo passare, questo senso comune distorto, quanto la FP CGIL costantemente denunciava in termini di “finanza allegra” e di operazioni gestionali del tutto discutibili, gli interventi a favore di “parenti illustri”, spese senza senso (vedi natante, camper) o del tutto fuori ogni logica di mercato (affidamento sistema contravvenzionale e realizzazione sala conferenze).
O ancora l’assunzione di “alte professionalità” cui veniva richiesta la “comprovata esperienza nel prevenire le vie di fatto” o la superfetazione di collaborazioni, consulenze e tutto quanto necessario ad alimentare e rigenerare progressivamente un esercito di lavoratori precari dove era oggettivamente difficile distinguere tra rapporti di lavoro e politiche assistenziali (quando non di clientela, tanto per essere chiari).
Il tutto condito dal martellante messaggio che “le eventuali difficoltà del Comune di Rieti sono da imputare alla spesa necessaria a garantire i servizi sociali”.
Tesi che da sempre non abbiamo accettato, a meno ché vengano considerati utenti dei servizi sociali del Comune di Rieti i consulenti, i beneficiari delle centinaia di incarichi legali “elargiti” qualche volta anche per cercare di mettere a posto qualche imprudente sindacalista che si ostina a denunciare la realtà dei fatti.
Ed in termini di responsabilità riteniamo però ingiusto che oggi a rispondere di quello che emerge (del tutto parziale rispetto al danno complessivo) siano soltanto i soggetti che per posizione ricoperta sono eventualmente giuridicamente responsabili di danni erariali.
Perché la responsabilità è anche di tutti coloro che , a tutti i livelli, pur sapendo, e non potevano non sapere, hanno preferito alzare le spalle e, salvo rare eccezioni, anche all’interno del consiglio comunale, tra i banchi dell’opposizione (salvo qualche eccezione) per la verità, non hanno cercato di impedire quanto stava avvenendo. Così i partiti, tutti, così le forze sociali.
Oggi è necessario ricostruire, tra i cittadini e la pubblica amministrazione, un nuovo rapporto, basato sulla trasparenza, sull’efficienza dei servizi, sulla democrazia e sulla partecipazione. E’ vero in generale, è ancora più vero al Comune di Rieti.
È per questo che ancora una volta chiediamo all’Amministrazione Comunale di abbandonare gli indugi e di procedere senza timidezze, a ricostruire questo nuovo rapporto con la città, mettendo al centro l’organizzazione della macchina amministrativa, i servizi erogati, liberando finalmente il patrimonio di professionalità di cui dispone e che per troppo tempo è stato relegato a ruolo di comparsa.
Forse non ci sarà un “nuovo appello”.
Gianni Ciccomartino