Messa conclusiva del Giugno antoniano: accompagnati dai santi nel trovare la fede

Tommaso detto “Didimo”, dice il vangelo di Giovanni. Che significa “gemello”, spiega don Roberto D’Ammando nell’omelia dell’ultima Messa del Giugno antoniano reatino.

La giornata conclusiva dei festeggiamenti antoniani 2017 viene a coincidere con la festività liturgica dell’apostolo incredulo. E il sacerdote, che con questa giornata conclude il suo servizio di cappellano della Pia Unione S. Antonio (non manca, nella preghiera dei fedeli, un’intenzione per lui, che nella successiva preghiera serale riceverà poi il saluto ufficiale dei confratelli), richiama il significato spirituale di quel “gemello” attribuito a san Tommaso. «Possiamo dire che è “gemello” di ciascuno di noi. Ognuno di noi è come Tommaso, con i suoi dubbi, le sue incredulità, il suo vacillare nel credere davvero a Gesù risorto», dice don Roberto.

La devozione antoniana, anche quest’anno, è servita proprio a questo: richiamarci alla fede. Quella fede povera e vacillante, che i santi come Antonio ci aiutano a recuperare. Loro hanno avuto momenti forti nel cammino, magari nell’incontro con qualcuno, che hanno costituito l’incontro vivo con Cristo risorto toccandone le piaghe. «Pensiamo a san Francesco», ha detto ancora il giovane prete ai fedeli radunati per l’eucaristia nella chiesa dedicata al Poverello d’Assisi, concelebrata da padre Domenico Lassandro della fraternità del santuario di Greccio e animata dal coro “Valle Santa” formato da terziari e suore francescane (sotto la direzione di Elio De Francesco). «Anche Francesco ha avuto il suo incontro particolare che gli ha fatto esclamare, come Tommaso, “mio Signore e mio Dio!”, quando dal ribrezzo è passato a baciare il lebbroso vedendo nelle sue piaghe il segno di Gesù che chiede amore», perché la fede è rispondere a un atto profondo d’amore. «Così sant’Antonio e così tutti noi possiamo trovare, nel cammino di ogni giorno, le occasioni per rinvigorire la nostra fede e poter esclamare “Mio Signore e mio Dio!”».