Meeting di Rimini: padre Lufti (Aleppo), “uniti nel dolore con i colpiti dal terremoto”

“Siamo uniti nel dolore causato dal terremoto che ha demolito case e distrutto vite”. Ha avuto un pensiero per le vittime e i colpiti dal sisma che ha devastato zone del Centro Italia, padre Firas Lufti, superiore del collegio di Terra Santa e vice parroco della parrocchia di San Francesco ad Aleppo, in Siria.

Lui che, ha dichiarato ieri sera dal palco del Meeting di Rimini, suo malgrado è costretto a vedere macerie, paura, morti provocati dalla guerra che da quasi 6 anni sta scuotendo il suo Paese, con 380 mila morti, metà dei quali donne e bambini. Dieci giorni fa l’unica strada di collegamento tra la città e l’esterno è stata tagliata dai jihadisti e dalla controffensiva dell’esercito siriano. “Ho visto cos’è un terremoto. Non avevo mai visto una città completamente rasa al suolo”. È Aleppo, la Milano della Siria, la seconda città della nazione dopo la capitale Damasco. Qui ha detto “manca tutto. Luce, cibo. L’emergenza acqua, per ora, è rientrata. Soprattutto manca sicurezza le bombe cadono giorno e notte”. E ha raccontato, mostrandone le immagini, dei bambini siriani che giocano intorno a uno scivolo blu: “È la succursale della nostra parrocchia. Ogni dieci giorni i razzi la colpiscono. Siamo umanamente stanchi di riparare il convento. Un parrocchiano mi ha detto: ‘Abbiamo sopportato la fame, la sete ma non posso sopportare che mio figlio sia colpito, mutilato. Mi dia il certificato di battesimo, vado via’. È un esodo quello da Aleppo”.

Dai maxi schermi scorrono le immagini di Aleppo, come la foto di un gruppo di musulmani volontari della Croce Rossa: “Sono venuti per dire alle persone sofferenti: ci siamo anche noi”. Una maestra su banchi di scuola segue i bambini sordomuti: il francescano ne ha contati sessanta. “Siamo riusciti a fargli dare l’esame di terza media – ha detto con soddisfazione – questa foto invece ritrae la festa d’inizio del nostro centro estivo”. Un cortile tra alti condomini, i palloncini: “Quest’estate abbiamo avuto 350 ragazzi, cento in più dell’anno scorso”. Poi il video di una festa nel convento dove un mese fa un razzo ha ucciso un’anziana, i bambini cantano in arabo queste parole: “Voglio gioire, cantare, fare i compiti, sentire la campanella della scuola. Signore non ci dimenticare, Tu sei nostro protettore, non ci abbandonare”. Immagini di una speranza che resiste. “Siamo i tesorieri di Dio che ci ha affidato il suo Vangelo – ha concluso padre Lufti – Cristo perdona i crocifissori. Crediamo di avere una missione in questo contesto. Viviamo nel buio, occorre un dono dall’alto e anche la notte più oscura passa. Se sono vivo è per raccontare che ci sono persone che hanno ancora speranza”.