Alla media “Ricci” si lavora con le onlus contro bullismo e pericoli della rete

Attraversare un percorso di rieducazione attraverso esperienze socialmente utili, presso associazioni onlus, al posto della sospensione dalle lezioni scolastiche. È ciò che stanno sperimentando gli alunni di una classe della scuola media “Angelo Maria Ricci” di Rieti. La strategia, pensata per gestire una situazione problematica, non è una novità assoluta, ma una prassi accreditata in molte regioni del nord Italia.

A sollecitare il progetto alcuni spiacevoli episodi capitati in classe: a scopo goliardico, un alunno di terza attaccò un bigliettino con su scritto “disabile” sulle spalle di un compagno normalissimo, che ne rimase particolarmente dispiaciuto. Qualche giorno dopo, l’ideatore dello scherzo si presentò in classe con il mento tumefatto. La spiegazione delle ferite stava in un gioco “social” in voga tra i ragazzi detto “fragola”, consistente nello stringersi forte il mento, da soli o aiutati da qualche compagno, fino a far scoppiare i capillari e far apparire un livido.

Il giorno dopo erano già in cinque-sei, in classe, ad avere il mento violaceo. Considerata l’inefficacia dei richiami verbali, l’insegnante di Lettere, Carla Belloni, turbata e delusa dalla questione, ha parlato della cosa con il dirigente scolastico, Paola Testa. Convocato in seduta straordinaria il Consiglio di Classe ha deciso una “punizione” alternativa, accolta con favore da tutti gli insegnanti: avviare un progetto di recupero delle competenze di cittadinanza e dei valori fondamentali della vita, in collaborazione con associazioni onlus cittadine impegnate nel sociale.

Agli inizi del nuovo anno, un primo gruppo di sei alunni si è recato presso il centro per portatori di handicap Arfh per una tombolata insieme ai disabili e partecipare poi, con loro, ai laboratori pratici.

Nei pomeriggi delle prossime settimane, tutti gli alunni della classe avranno incontri con l’associazione Loco Motiva, che si occupa di ragazzi autistici, e leggeranno brani scelti dal libro autobiografico di Paola Mariangeli, In punta di piedi, che racconta il terribile dramma della malattia di un bambino e del dolore di una mamma.

Soddisfatti dell’iniziativa anche i genitori, felici che nell’animo dei propri ragazzi, sempre più invaso dall’effimero e dal virtuale, venga posato un seme di riflessione. Con la speranza che serva a indirizzarli verso le più giuste direzioni.