“MasterChef” si lecca i baffi

Il fortunato talent culinario di Sky Uno chiude col botto di ascolti e contatti

L’epilogo di “MasterChef Italia” su Sky ha ribadito il successo di quella che – fra le molte trasmissioni di gare in mezzo ai fornelli – è probabilmente la proposta più patinata e nota. Chissà se lo scoop di “Striscia la notizia” (Canale 5) che anticipava il nome del vincitore ha tolto o aggiunto quote di spettatori al programma. In ogni caso, la messa in onda della finale ha fatto registrare il record assoluto di spettatori nella storia di Sky Uno. Il vincitore, per la cronaca, è Stefano Callegaro, quarantaduenne agente immobiliare di Adria con la passione per la cucina.

Il talent show culinario ha appassionato ogni giovedì una media di 1.155.000 spettatori, tanti per una tv non generalista in abbonamento, registrando nell’ultima puntata il picco di quasi un milione e mezzo. A questa platea vanno aggiunti gli spettatori con la possibilità di fruizione in differita, per un totale intorno ai 2.200.000 contatti medi. Più di 500mila sono stati invece i tweet di conversazione globale intorno al programma nell’edizione di quest’anno, che hanno ulteriormente ampliato il pubblico di riferimento.

Sull’onda dell’entusiasmo, la produzione ha annunciato che nella stagione 2015/2016 ai tre giudici storici – Bastianich, Cracco e Barbieri – si aggiungerà Antonino Canavacciuolo, barbuto e possente chef già protagonista di “Cucine da incubo” su FoxLife. Evidentemente si è voluto rilanciare uno degli elementi di base della trasmissione: il protagonismo dei giudici.

Sono questi ultimi, infatti, a essere al centro dell’attenzione molto più dei concorrenti che si sottopongono al loro esame e al loro voto. Gli affermati chef recitano la parte dei cattivissimi e severissimi assaggiatori-valutatori dei piatti dei concorrenti, esasperando la propria reazione nei casi in cui il giudizio sia negativo con gesti eclatanti: lanciare piatti, buttare forchette per terra, alzare la voce, gettare il cibo in pattumiera…

Dal canto loro, i concorrenti sono troppo appassionati di cucina e troppo tentati dal premio finale per non lasciarli fare, accettando di farsi pubblicamente maltrattare pur di coltivare da un lato la propria passione e, dall’altro, di non perdere fino all’ultimo la speranza di vincere.

Nonostante le gare di cucina abbondino, “MasterChef Italia” mantiene una sua riconoscibilità distintiva. Il format in onda dal 2011 in Italia è la versione italiana dell’omonimo talent show culinario inglese, non presenta conduttori e affida la guida alle voci fuori campo di Simone D’Andrea e Luisa Ziliotto. Oltre alla già citata “cattiveria” dei giudici, un ingrediente di sicuro successo è la possibilità degli spettatori di immedesimarsi nei concorrenti, persone che nella vita svolgono tutt’altro lavoro ma che aspirano a diventare cuochi provetti. E che spesso, in effetti, in mezzo ai fornelli ci sanno fare davvero. L’effetto sorpresa nell’annuncio dei piatti da realizzare con ingredienti predefiniti entro un tempo prestabilito dà ulteriore pepe alle gare, rese ancor più spettacolari dal meccanismo a eliminazione.

Nell’era della multimedialità, la capacità attrattiva della trasmissione è ulteriormente rafforzata dai media digitali. Oltre ai profili social del programma (il già citato Twitter e Facebook), a coinvolgere interattivamente il pubblico è il sito dedicato, dove il pubblico può non soltanto trovare tutte le ricette proposte e realizzate in trasmissione, ma anche inviare le proprie, per cercare di essere a loro volta protagonisti. A conferma dello stretto legame dell’italiano medio con la buona tavola.