Manlio Scopigno, le penne sabaude e certi funghi

Che scorpacciata! Quante fregnacce col peperoncino messicano (forte), e con certi residui di fungo… dopo dice che uno vede cose strane!

Ti può capitare di vedere assessori tutti dipinti di amarantoceleste, per dire. Psichedelia? E che, siamo pazzi? Parliamo internazionale? Esperanto? Eppure il rimpasto sembra alla matriciana.

Ma quanti begli eventi, nella vecchia umida Rieti! Eppure, si lamenta una locandina: «peccato che il pubblico sia un po’ freddo». Sarà la “vocazione turistica”? Chiedetelo alla polvere di Piedimoggio, quando tentate eroicamente di raggiungere Terni. E non fate come me. Se il peperoncino vi fa male, astenetevi.

Figuratevi che in sogno mi è apparso Bianciardi in persona. «Maestro» gli dico «a cosa devo l’onore?» E lui, tutto contrito e mogio: «Ah, quanto ho sbagliato in vita! Non ho saputo scrivere! Prendiamo, ad esempio, il grande Manlio Scopigno. Ve l’ho raccontato saggio, anticonformista, simpatico. Macché! C’è voluta una penna raffinata, reatin-sabauda, per scoprire la verità, sepolta sotto cumuli di smemoratezze e gettoni! Memorie? Del ventennio, si intende. Settanta anni passati invano! Ma sono poi passati? Beati voi reatini, che avete scrittori in gamba, non come noi butteri maremmani senza stile!»