Mangiare bene fa bene. Anche al cervello

Nuovi studi suggeriscono una correlazione tra corretta alimentazione e salute mentale

Mangiare bene – nel senso di un’alimentazione corretta in qualità e quantità – contribuisce anche al benessere della nostra salute fisica. E fin qui, niente di nuovo. Ma fra gli studiosi, c’è chi si domanda se esista un reale legame anche fra ciò che mangiamo e la nostra salute mentale. Già, proprio così.
In verità, ad oggi, le ricerche in proposito sono ancora poche; ma già suggeriscono connessioni inattese, offrendo elementi che possono aiutare a capire quale ruolo abbiano particolari meccanismi fisiologici e metabolici nella genesi di alcuni disturbi mentali. Va proprio in questa direzione la recente decisione della rivista “Clinical Psychological Science” di dedicare una serie di articoli per fare il punto su questo nuovo e complesso campo di ricerca.
Va da sé che prestare attenzione alla dieta non va certo inteso come un’alternativa al ricorso alle terapie tradizionali nei casi di problemi mentali conclamati, né tantomeno una garanzia di “immunità” verso questo tipo di difficoltà.
Piuttosto, questi studi possono aiutare a mettere in evidenza interessanti correlazioni tra alcuni processi fisiologici e metabolici (dallo stress ossidativo alle disfunzioni mitocondriali, fino alle disbiosi gastrointestinali e ai processi infiammatori) e la conservazione del benessere psichico della persona.
Nel recente passato, alcuni studi avevano evidenziato una possibile associazione fra una dieta ricca di carni, grassi e cibi trasformati e il rischio di sviluppare sintomi ansiosi o depressivi. Per contro, era stata riscontrata una riduzione del medesimo rischio in soggetti sottoposti ad una dieta mediterranea, ricca di frutta e verdura, ad alto contenuto di grassi insaturi (come quelli di noci e pesce) e povera di alimenti trasformati.
Tra i primi articoli pubblicati da “Clinical Psychological Science”, una ricerca condotta da Almudena Sánchez-Villegas e colleghi, delle Università di Las Palmas de Gran Canaria e dell’Università della Navarra a Pamplona. In essa, viene confermata una forte correlazione fra una significativa diminuzione del rischio (- 50% circa) e la regolare assunzione di una dieta mediterranea, a patto che questa sia inserita in un più generale “stile di vita mediterraneo” – come lo chiamano gli autori – caratterizzato anche da una buona attività fisica e da relazioni sociali soddisfacenti.
In un altro articolo, un gruppo di ricercatori guidati da Jerome Sarris, dell’Università di Melbourne, hanno concentrato la loro attenzione sulla relazione tra nutrizione e disturbo ossessivo-compulsivo (Doc), esaminando in particolare l’effetto dell’integrazione dietetica con l’aminoacido N-acetilcisteina. Attuando un trial randomizzato e controllato, essi hanno potuto verificare che, per quanto questo tipo di integrazione non riduca i sintomi del disturbo sulla popolazione generale dei pazienti testati, risulta tuttavia possibile una risposta positiva nei soggetti più giovani e in quelli in cui la sintomatologia aveva iniziato a manifestarsi da meno tempo.
Ancora in un altro studio condotto sui bambini, Jane Pei-Chen Chang, del Medical University Hospital di Taiwan, e colleghi hanno trovato una stretta connessione tra consumo di alimenti, sintomi fisici e prestazioni cognitive. In particolare, essi hanno scoperto che il deficit di attenzione e iperattività (Adhd) e la severità dei suoi sintomi appaiono correlati alla presenza di sintomi da carenza di acidi grassi essenziali (omega-2 e omega-6), sebbene i livelli di assunzione di questi bambini fosse uguale a quella del gruppo di controllo. Se confermata, questa relazione lascerebbe intravedere un possibile problema di metabolizzazione di queste sostanze nei soggetti con Adhd.
Infine, una ricerca ad opera di un team, coordinato da Joanna Lothian, dell’Università di Canterbury, come studio preliminare sull’effetto di complessi multivitaminici e multiminerali sull’insonnia (che si può presentare come disturbo a sé stante, ma che spesso è associata ad altri problemi di salute mentale, che aggrava). Ebbene, i risultati ottenuti hanno evidenziato un miglioramento dei sintomi, che però – osservano gli stessi ricercatori – hanno bisogno di essere confermati da ulteriori ricerche.
Dunque, occhio all’alimentazione… per il benessere del corpo e della mente!