Rieti: “Malabrocca” o vincenti?

È sempre attuale questa definizione: «un buon amministratore è colui che lascia in dote alle giovani generazioni una programmazione di sviluppo economico».

Ma a Rieti le cose paiono andare diversamente. L’improvvisazione e una certa superficialità di chi amministra la cosa pubblica ci ha portati ad essere i “Malabrocca” della situazione.

Il ciclista Malabrocca faceva del tutto per arrivare i fondo alla classifica del Giro d’Italia. Con cognizione di causa: aveva saputo che per l’ultimo posto c’era un premio.

Il ciclista Malabrocca faceva del tutto per arrivare i fondo alla classifica del Giro d’Italia. Con cognizione di causa: aveva saputo che per l’ultimo posto c’era un premio.

Perché i nostri politici affrontano i temi scottanti, del lavoro e non solo, sempre nella fase acuta del problema mai in modo preventivo?

Ritel, Coop 76, ospedali, società pubbliche provinciali, agricoltura, “caso Strampelli” “Rieti Provincia sì o no”, disoccupazione giovanile, eccesso di impiegati in comune, “problemi sociali”, contesa sul nostro patrimonio idrico: qual è il fattore che ci costringe a rincorrere questi problemi?

Siamo certi che nessuno si ispira alla strategia di Malabrocca. Ciò nonostante arriviamo a trattare i problemi sempre all’ultimo momento, al limite dell’implosione.

Riflettere sul perché dei ritardi è doveroso. Può essere utile per rimuovere ostacoli e strategie sbagliate. L’interesse di tutti è pur sempre quello di risolvere al meglio ogni questione.

Chi ha costruito questa Provincia ha lavorato per modellarne il volto, per costruirne la storia, per creare delle speranze.

C’era la coltivazione barbabietola da zucchero e lo Zuccherificio, c’era la Snia Viscosa, c’era la pastorizia, l’allevamento dei bovini, c’era tanta gente che con spirito di sacrificio costruiva un futuro per i propri figli. C’èra chi, come” Strampelli”, studiando e sperimentando in agricoltura ha portato il nome di “Rieti” nel mondo.

C’è stato chi ha programmato quel “Nucleo Industriale” che ha dato benessere e professionalità alla generazione che lo ha vissuto.

C’era la programmazione. La si  leggeva nella capacità economica del territorio, nello sviluppo. Oggi affrontare certi problemi è meno facile. Fare programmi nell’era della globalizzazione è complesso, faticoso, ma necessario. Altrimenti si rimane marginali nei mercati, nel sistema in cui viviamo.

La mancanza di una vera programmazione economica territoriale è tra i problemi che oggi pesano di più nella crisi economica-finanziaria e nell’affrontare i processi della globalizzazione.

Ci sbaglieremo, ma non sembra che a Rieti si siano mai fissati obiettivi negli ultimi trent’anni. Almeno da parte delle forze politiche locali. Avrebbero potuto favorire la crescita economica e la correzione di eventuali distorsioni nell’uso delle risorse locali. Senza contare che la programmazione in vista dello sviluppo poteva tenere conto degli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.

Eppure il quadro è chiaro. La Camera di Commercio di Rieti ogni anno dà mandato all’Istituto Tagliacarne di studiare i processi e le problematiche del territorio proponendo anche degli spunti di probabili soluzioni.

Blakely definiva lo sviluppo economico «un processo nel quale i governi locali sono impegnati al fine di stimolare o mantenere un certo livello di attività economica e di sviluppo».

L’obiettivo primario che nasce dallo sviluppo economico è quello di creare opportunità di lavoro che possano portare dei benefici a tutta la comunità. E questo dovrebbe essere l’obiettavo che ogni Amministrazione Pubblica è chiamata perseguire.

Invece a Rieti, con cadenza quasi regolare, nel tempo si fanno proposte come quella “Rieti città dell’aria”, “Rieti città delle acque”, “Rieti città dello Sport”, “Rieti e la Formula uno”, “Rieti aeroporto low cost”e così via. Potrebbero essere, in alcuni casi, spunti di dovuta riflessione. Ma se racchiusi in un modello di progettazione economico territoriale più ampio ed organico.

“Rieti e l’agricoltura”?. Bene! Allora studiamo l’economia delle risorse naturali, quelle utilizzabili come fattori di produzione, già presenti in natura, facendo le dovute scelte sul territorio e salvaguardando l’ambiente. Il problema attuale del prezzo del latte è uno dei problemi che potrebbe essere risolto nell’ambito di una programmazione più complessa e completa.

Interessa il “turismo”? Ed allora programmiamo uno studio su tutto il territorio, esaminiamo i nostri punti di forza sul mercato, studiamo i flussi che oggi ci sono tenendo conto anche della qualità del turismo che vorremmo offrire in relazione al ritorno economico.

La “piccola industria” è da valorizzare? Studiamo le eccellenze che propone e poi valutiamo ciò che i mercati vogliono.

Vogliamo fare altre proposte? Ben vengano. Le istituzioni però si impegnino a programmare il futuro economico e territoriale in cui viviamo. Affrontino il tema e costruiscano un percorso di crescita con la partecipazione e condivisione della gente.