La Madonna delle Grotte è tornata al santuario. Il vescovo Domenico: «Maria è una di noi»

Con la partecipata processione dal paese al santuario si sono conclusi ad Antrodoco i festeggiamenti in onore della Madonna delle Grotte.

Si è concluso oggi l’intenso calendario dei festeggiamenti della Madonna delle Grotte ad Antrodoco, con il rientro della statua nel suo santuario. Un momento di fede che anche quest’anno ha attratto tantissime persone, risalite dal paese fino alla chiesa costruita a ridosso di un costone roccioso lungo la strada che porta a L’Aquila. A rendere sicura la processione con il simulacro di Maria è stato intervento della Confraternita della Misericordia di Antrodoco, che insieme alle forze dell’ordine ha accompagnato i devoti lungo il tragitto.

Giunta la statua al santuario, la preghiera guidata dal parroco don Luigi Tosti durante il tragitto ha lasciato il passo alla messa presieduta dal vescovo Domenico e concelebrata, oltre che dallo stesso parroco, da don Lorenzo Blasetti, oggi parroco a Campoloniano, ma nativo di Antrodoco, come pure il diacono Fabrizio Blasetti, che dopo aver affiancato don Luigi nella processione, ha svolto il suo servizio all’altare e proclamato il Vangelo.

Il brano è stato quello de Le nozze di Cana e proprio a partire dall’episodio, mons Pompili ha indicato il senso del ritrovarsi tutti attorno alla Madonna delle Grotte. Se «Maria è per noi un riferimento sicuro», ha spiegato don Domenico, è perché «è una di noi», è una «che ha saputo affrontare le sfide della vita senza risparmiarsi», una «nuova Eva» che ci svela «cosa attende la nostra umanità».

Un futuro che non è, come saremmo tentati di crede dopo queste ore, dopo l’ultimo attentato, qualcosa di orribile, ma un futuro in cui l’affanno, il lamento, il dolore, la morte, saranno eliminati.

«Una donna e il suo bambino: nulla di più fragile e indifeso». Eppure, con la sua esistenza, Maria «ci garantisce che la vita avrà la meglio sulla morte e che la storia è destinata a al successo e non al fallimento».

È importante questa fiducia. Quando c’è l’idea che siamo destinati al peggio, che andrà a finire alla malora, tutti si ritraggono, ciascuno si rinchiude e tutti abbandonano il campo.

«La fede – ha incalzato il vescovo – ci è necessaria oggi più che mai, è la grazia da ottenere, perché senza fede non si va avanti». La fede, infatti, «non ci allontana dalla vita, ma ci offre uno sguardo più penetrante sui suoi pericoli e sulla necessità di coinvolgersi. Chi crede non è affatto rassegnato, è piuttosto capace di cogliere dove sono i problemi e di intervenire per correggerli qui e ora». Proprio come ha fatto Maria a Cana, accorgendosi della mancanza di vino.