Luoghi francescani, da Rieti la guida

Sono andati a ruba i libretti che la Conferenza episcopale laziale, grazie allo stanziamento della Regione Lazio, ha voluto dare alle stampe in occasione del pellegrinaggio regionale ad Assisi. Luoghi francescani del Lazio, l’agile guida che la diocesi reatina ha avuto il compito di curare, racchiude in cento pagine schede di presentazione di alcuni siti a diverso modo legati alla presenza o all’ispirazione francescana in quelle diocesi della regione che hanno fatto pervenire materiale.

A coordinare il lavoro redazionale Ileana Tozzi con il prezioso contributo di David Fabrizi per la parte grafica. Del volumetto una corposa parte la occupa Rieti, terra più francescana di tutto il Lazio (del resto a lungo ha fatto parte, civilmente e ancor di più ecclesiasticamente, dell’Umbria), non solo con i santuari della Valle Santa ma anche con gli altri luoghi ricordati nella guida (da conventi e chiese della città e dintorni a siti in paesi quali Borgo San Pietro, Cantalice, Leonessa, fino al “S. Francesco Vecchio” che a Corvaro conserva traccia del passaggio del santo).

Al primo posto, naturalmente, i quattro santuari che, come ha voluto sottolineare anche il vescovo nell’omelia in Santa Maria degli Angeli (ne parliamo qui accanto), svettano su Rieti «come baluardi che proteggono la città»: ha voluto citarli esplicitamente monsignor Lucarelli, nominando «Greccio, dove il santo allestì il primo presepio, Fonte Colombo, dove ricevette la “Regola”, Poggio Bustone, luogo del celebre saluto “Buon giorno buona gente”», mentre della Foresta (il più “fiorettistico” e meno “storico” dei quattro santuari reatini, ma assai caro alla spiritualità francescana locale) ha ricordato che la tradizione vi «colloca il miracolo “dell’Uva”».

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