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L’Oms gela i governi: vaccini per tutti non prima del 2022

Arriva dall’Organizzazione mondiale della Sanità il monito che aggiunge un carico da novanta sul brusco stop al vaccino targato AstraZeneca

Arriva dall’Organizzazione mondiale della Sanità il monito che, in serata, aggiunge un carico da novanta sul brusco stop al vaccino targato AstraZeneca. «Ci vorrà molto tempo prima di raggiungere l’immunità di gregge» ha spiegato alla Bbc la dottoressa Soumya Swaminathan, uno dei ricercatori leader dell’Agenzia dell’Onu. «Bisognerà aspettare fino al 2022 senza dubbio e fino ad allora le popolazioni devono essere disciplinate ». In sintesi, per la ricercatrice, «i Paesi non possono prendere scorciatoie ». Si deve arrivare al vaccino, certo, nel più breve tempo possibile ma, ha puntualizzato, «senza compromettere la sicurezza».

Il richiamo alla regola madre che deve orientare la sperimentazione sul vaccino arriva al termine di una giornata difficile. L’altolà al progetto è un’operazione «di routine», così il governo di Londra ha cercato di mascherare l’amarezza per una scommessa persa. A luglio, quando l’esecutivo aveva lanciato un appello per il reclutamento di 500mila volontari su cui testare il vaccino made in Uk, il ministero della Salute, Matt Hancock, preso da uno slancio di ottimismo, aveva paventato l’ipotesi di poter arrivare a un farmaco sicuro ed efficace contro il coronavirus entro Natale. «Non posso fare promesse da Santa Claus», aveva ironizzato, ma «sono fiducioso». Ieri Hancock ha dovuto ammettere, anche se non lo ha fatto pubblicamente, che aveva invece ragione il consigliere scientifico di Downing Street, Chris Whitty, l’uomo che aveva invano cercato di richiamarlo alla razionalità. «È da stupidi – aveva detto – pensare che ciò sia possibile».

Con il numero più alto di morti per Covid-19 in Europa, al Regno Unito farebbe molto comodo, anche politicamente, che la formula giusta per porre fine alla pandemia venga sintetizzata nei laboratori dell’Istituto Jenner di Oxford. Che la corsa verso il vaccino possa essere usata a fini politici lo conferma, tra l’altro, il siparietto andato di recente in scena negli Stati Uniti, con il presidente Donald Trump a promettere il vaccino entro le elezioni presidenziali del 3 novembre e il virologo a capo della task force sulla pandemia della Casa Bianca, Anthony Fauci, a sottolineare che si tratta di un’opzione «improbabile».

Il premier Boris Johnson, che è alle prese con una nuova crescita della curva dei contagi, ha tagliato corto: sul vaccino «non ci siamo ancora» e i risultati finali «non sono certi», pertanto non resta che incentivare i «test di massa». La ricerca di Oxford, da cui dipendono le aspettative del mondo intero, non solo del Regno Unito, non è tuttavia da archiviare. C’è «la ragionevole chance» di arrivare a una formula efficace «durante l’anno prossimo», ha detto Patrick Vallance, altro consigliere scientifico del governo britannico. La scienza ha i suoi tempi, insomma, che non sono quelli della politica.

da avvenire.it