L’oblio dell’onorevole Bambino

Non mi capita spesso di navigare fra le pagine dei siti online reatini. Ma stasera son curioso. Cerco, pensando di trovare l’oggetto della mia curiosità: anzi, sono certo che la ricerca avrà successo. Questa città – mi dico – glielo deve, ad un uomo che così tanto ha fatto perchè finalmente Rieti divenisse moderna, benestante, industriale. In fondo, mi ripeto, è stato il vero fondatore della Rieti post-contadina. Si, è morto ormai da 23 anni – m’insegue un pensiero pessimista – ma la sua presenza, fattiva e feconda, alleggia indelebile nei fatti e nelle opere sull’antica Reate. Un pensiero, questo, che scaccia le prime inquietudini dinanzi alle iniziali difficoltà nel reperire la cronaca di tale evento. Evento celebrativo, certo, ma che solo per le personalità presenti avrebbe reso irrinunciabile, per un bravo cronista che segua le regole del giornalismo, la presenza di tutto questo sulle pagine del suo giornale, cartaceo o online che fosse.

Ecco i due siti di news che vanno per la maggiore: ora, penso, mi apparirà di certo il volto scolpito da Luxardo dell’Onorevole Bambino. Nulla, in quello del simpatico e bravo fotografo reatino. Passo a quello che forse è stato il primo a farsi valere sul web. Della cronaca, assenza assordante. Provo a digitare il nome nell’apposito spazio di ricerca e finalmente – mi rassereno un po! – spunta il bel volto giovane e rivolto al futuro del creatore della scuola moderna italiana con i suoi famosissimi “decreti delegati”. E’ una presentazione sobria e decorosa di qualche giorno fa su quanto accadrà nella suggestiva cornice della chiesa a croce greca intitolata alla sorella di San Benedetto (meglio nota per la vicinanza all’ex carcere, civico 55 di via M.T. Varrone), ma nulla più. “be, meglio che niente….” provo a consolarmi.

Mi rimane solo quel bel sito che ora ospita questo mio articolo. Ne sono certo, mi ripeto, lì troverò il giusto risalto a ciò che è accaduto! Perchè l’on.le bambino era un credente vero, un cristiano che si collocava a perfezione in quel grande partito dallo stemma scudocrociato che della dottrina sociale della chiesa aveva fatto la sua stella polare. Perchè colui che lo ha rispolverato, regalandolo nuovamente ai reatini – facilmente dimentichi dei loro benefattori – oltre ad essere stato amico e collaboratore del parlamentare da lui così ampiamente ricordato, è stato tra i fondatori prima, e motore trainante poi per lunghi anni assieme all’inseparabile direttore Luciano Martini, proprio di quella testata ove stasera leggo di tutto, ma non già dell’onorevole bambino.

Provo, anche qui, a digitare nell’apposito spazio di ricerca inserendo il cognome. Unico risultato: il luogo sportivo a lui intitolato, ove il Real dell’amico Roberto disputa il suo campionato di serie A di futsal. Scorro le notizie e mi chiedo quanti, di coloro che entrano in quella struttura , sappiano chi fosse realmente l’uomo a cui l’arena del calcio a cinque amarantoceleste è eretta a memoria. E mi stona che la sua memoria sia legata ad un luogo sportivo: poliedrico e di interessi straordinariamente ampi, forse dello sport era uno dei pochi da cui si sentiva lontano.

La memoria. Il rimpianto. L’oblio. Così recita il sottotitolo di un volume che è il frutto di una vita intera di lavoro, amore per la città, passione per la politica ed amicizia profonda per l’onorevole bambino. Ma dei tre sostantivi, “non” leggendo di lui sulle moderne cronache dei quotidiani internauti, non resta che il terzo. Oblio. Una parola dal suono dolce e mortale ad un tempo, che risuona languida tra i vicoli della città come le sirene d’Ulisse al passaggio del re di Itaca tra Scilla e Cariddi. Ma i reatini non sanno turarsi le orecchie, come fece lo scaltro Odisseo. No. Che forse il Velino sia divenuto il novello Lete, il fiume dell’oblio per greci e romani, a cui le anime dirette nell’Ade dovevano abbeverarsi per dimenticare la vita terrena? Di certo ha cancellato l’insegnamento di Bernardo di Chartres, che già nel XII secolo affermava: «siamo tutti nani sulle spalle dei giganti».

L’oblio. L’ade. Un destino a cui, con tutti noi, appare irreversibilmente votata la città così amata dall’onorevole Bambino.