Lo zuccherificio e la gallina dalle uova d’oro

Diciamoci la verità: a vederlo abbandonato dietro alla rete metallica arrugginita, lo zuccherificio fa tristezza.

Chi ci vede la scintilla che rimetterà in moto l’intera economia della città forse esagera un tantino, ma in quell’area sembra esserci un potenziale.

In fondo ha ospitato uno dei motori dello sviluppo economico della città. E se gli edifici hanno sopportato l’uso inglorioso e festaiolo al quale fu piegato negli “anni del consenso” un motivo ci dovrà pur essere. Sì, c’è da scommettere che l’ex zuccherificio avrà un qualche ruolo nel futuro della città.

Ne è profondamente convinta anche la Coop Centro Italia. Da diverso tempo fa pressione sul Comune per poter realizzare il proprio piano di sfruttamento del complesso.

La cooperativa di consumatori ha evidentemente intuito in quegli spazi una miniera d’oro e non vuole proprio lasciarsela sfuggire. Infatti è disposta a metterci di suo ben 60 milioni di euro, e ad assumere circa 200 persone.

Per arrivare allo scopo Coop non ha risparmiato neppure sui francobolli. Ha infatti invitato per lettera i soci ad una assemblea pubblica. Il progetto verrà presentato per l’ennesima volta venerdì 20 settembre, nella Sala dei Cordari.

Oltre a mettere nella solita difficoltà la Giunta di governo, la vicenda non sta mancando di dividere in due la città. Come sempre la partita si gioca tra gli opposti: favorevoli e contrari.

Il che è come dire guelfi e ghibellini, o scapoli e ammogliati. E forse il guaio è proprio questo: sono i massimalismi delle fazioni a bloccare qualunque tipo di ragionamento.

Cosa accadrebbe se per una volta discutessimo i problemi e cercassimo una mediazione? Possibile che la proposta debba essere accolta o rifiutata in blocco?

Di solito queste prove di forza non portano da nessuna parte. Per restituire lo zuccherificio alla città sarebbe piuttosto necessario venirsi incontro, trovare un compromesso.

Il problema, in fondo, è di natura politica. Il capitalismo cooperativo guarda al proprio tornaconto e cerca di portare a casa il massimo del profitto. Il guaio è che dall’altra parte del tavolo sembrano mancare amministratori in grado di far valere le ragioni di tutti. Chi c’è a contrattare con gli investitori per limitare i disagi e accrescere i benefici per la città?

Si direbbe nessuno. Ed infatti la porta del Comune rimane chiusa, o si apre solo per ascoltare le magnificenze del progetto di recupero.

È questo immobilismo del Palazzo che permette alla Coop di cercare le firme per sbloccare la situazione con una delibera. Sarà di iniziativa popolare quanto si vuole, ma non si potrà proprio dire che sia partita dal basso.