L’Italia su (e dentro) Marte

Lunedì 14 marzo la ExoMars si è lasciata trasportare da un razzo russo dalla base di Baikonur (Kazakistan) per quello che sarà un lungo viaggio. Tra otto mesi si ritroverà nei pressi del pianeta rosso, pronta a girargli intorno, con una sonda orbitante; e a toccarlo con il lander Schiaparelli.

ExoMars è una missione spaziale del Esa (Agenzia Spaziale Europea) che si compone di due lanci. Questo preliminare è in un certo senso preparatorio. Il prossimo, nel 2018, vedrà l’invio sul suolo marziano del primo Rover europeo. La trivella con cui il robot cercherà la vita sotto la superficie è italiana. Come italiano è circa un terzo del finanziamento. Italiane anche molte delle aziende coinvolte (Finmeccanica, Telespazio e Thales Alenia Spazio). Insomma l’Italia non va soltanto sul suolo marziano ma addirittura dentro la sua rossa roccia.

Il pianeta del Dio della guerra in un lontano passato ha ospitato acqua allo stato liquido. Forse anche forme di vita, almeno batteri, di cui si spera di trovare i segni. L’obbiettivo primario della missione è proprio la ricerca di tracce di attività biologica, passata o presente che sia. Il modulo Schiaparelli oltre agli obbiettivi scientifici dimostrerà anche la fattibilità di un atterraggio abbastanza morbido da preservare un futuro equipaggio umano.

Schiaparelli in un certo senso è stato l’inventore dei marziani. Tra i maggiori astronomi italiani di sempre, le sue osservazioni di presunti canali su Marte hanno reso plausibile per quasi un secolo l’ipotesi di un avanzata civiltà marziana. Era solo un’illusione ottica ma perfino il New York Times del 27 agosto 1911 titolava “I marziani costruiscono due immensi canali…”.

Il quarto pianeta del sistema solare non è più solo da molto tempo ormai. Sonde ronzanti e robot scorrazzanti lo studiano palmo a palmo con le tecnologie più avanzate. Marziani o non marziani l’uomo lo abita ormai da millenni, tra mitologia ed esplorazione spaziale. Da oggi con un po’ di Italia in più.