L’inquietudine di Dio. Omelia e Angelus di Benedetto XVI nella solennità dell’Epifania

«Il cammino dei Magi d’Oriente è per la liturgia soltanto l’inizio di una grande processione che continua lungo tutta la storia. Con questi uomini comincia il pellegrinaggio dell’umanità verso Gesù Cristo – verso quel Dio che è nato in una stalla; che è morto sulla croce e che, da Risorto, rimane con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Così Benedetto XVI, stamattina, nella santa messa per la solennità dell’Epifania, nella basilica vaticana. Nella celebrazione c’è stata anche l’ordinazione episcopale di mons. Charles John Brown, eletto arcivescovo titolare di Aquileia e nominato nunzio apostolico in Irlanda il 26 novembre 2011, e di mons. Marek Solczyński, eletto arcivescovo titolare di Cesarea di Mauritania e nominato nunzio apostolico in Georgia e Armenia il 26 novembre 2011. Nell’Angelus l’annuncio del nuovo concistoro il 18 febbraio 2012 di 22 nuovi cardinali, di cui 7 italiani.

Quello che davvero conta.

I Magi d’Oriente “inaugurano il cammino dei popoli verso Cristo” e in loro possiamo forse cercare “indicazioni per il compito dei vescovi”, ha evidenziato il Papa, ricordando il conferimento dell’ordinazione episcopale a mons. Brown e mons. Solczyński. I Magi erano “uomini di scienza” nel senso che “volevano capire che cosa conta nell’essere uomini”. Dunque, “erano persone dal cuore inquieto, che non si accontentavano di ciò che appare ed è consueto. Erano uomini alla ricerca della promessa, alla ricerca di Dio. Ed erano uomini vigilanti, capaci di percepire i segni di Dio, il suo linguaggio sommesso ed insistente”. Ma erano anche “uomini coraggiosi e insieme umili”, per i quali “contava la verità stessa, non l’opinione degli uomini”. Per questo “affrontarono le rinunce e le fatiche di un percorso lungo ed incerto. Fu il loro coraggio umile a consentire ad essi di potersi chinare davanti al bambino di gente povera e di riconoscere in Lui il Re promesso, la cui ricerca e il cui riconoscimento era stato lo scopo del loro cammino esteriore ed interiore”. Per il Pontefice, “anche il vescovo deve essere un uomo dal cuore inquieto che non si accontenta delle cose abituali di questo mondo, ma segue l’inquietudine del cuore che lo spinge ad avvicinarsi interiormente sempre di più a Dio, a cercare il suo volto, a conoscerLo sempre di più, per poterLo amare sempre di più. Anche il vescovo deve essere un uomo dal cuore vigilante che percepisce il linguaggio sommesso di Dio e sa discernere il vero dall’apparente. Anche il vescovo deve essere ricolmo del coraggio dell’umiltà, che non si interroga su che cosa dica di lui l’opinione dominante, bensì trae il suo criterio di misura dalla verità di Dio e per essa s’impegna”. “Deve essere capace – di precedere e di indicare la strada. Deve precedere seguendo Colui che ha preceduto tutti noi, perché è il vero Pastore, la vera stella della promessa: Gesù Cristo”.

Cuore inquieto.

Il cuore inquieto, ha spiegato il Santo Padre, “è il cuore che, in fin dei conti, non si accontenta di niente che sia meno di Dio e, proprio così, diventa un cuore che ama. Il nostro cuore è inquieto in relazione a Dio e rimane tale, anche se oggi, con ‘narcotici’ molto efficaci, si cerca di liberare l’uomo da questa inquietudine”. Ma, ha avvertito Benedetto XVI, “non soltanto noi esseri umani siamo inquieti in relazione a Dio. Il cuore di Dio è inquieto in relazione all’uomo. Dio attende noi. È in ricerca di noi. Anche Lui non è tranquillo, finché non ci abbia trovato. Il cuore di Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso di noi – verso Betlemme, verso il Calvario, da Gerusalemme alla Galilea e fino ai confini del mondo”. Dio è “inquieto verso di noi, è in ricerca di persone che si lasciano contagiare dalla sua inquietudine, dalla sua passione per noi. Persone che portano in sé la ricerca che è nel loro cuore e, al contempo, si lasciano toccare nel cuore dalla ricerca di Dio verso noi”. Per il Papa, “questo era il compito degli apostoli: accogliere l’inquietudine di Dio verso l’uomo e portare Dio stesso agli uomini. E questo è il vostro compito sulle orme degli apostoli: lasciatevi colpire dall’inquietudine di Dio, affinché il desiderio di Dio verso l’uomo possa essere soddisfatto”.

Esplosione di luce.

“I Magi – ha sostenuto il Pontefice – hanno seguito la stella. Attraverso il linguaggio della creazione hanno trovato il Dio della storia”, ma “il linguaggio della creazione da solo non basta. Solo la Parola di Dio che incontriamo nella Sacra Scrittura poteva indicare loro definitivamente la strada. Creazione e Scrittura, ragione e fede devono stare insieme per condurci al Dio vivente”. Si è molto discusso su che genere di stella fosse quella che guidò i Magi. In realtà, “la grande stella” che ci guida è “Cristo stesso. Egli è, per così dire, l’esplosione dell’amore di Dio, che fa splendere sul mondo il grande fulgore del suo cuore”. On solo: i Magi d’Oriente così come generalmente i Santi, “sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio, che ci indicano la strada. In tutte queste persone il contatto con la Parola di Dio ha, per così dire, provocato un’esplosione di luce, mediante la quale lo splendore di Dio illumina questo nostro mondo e ci indica la strada”, ha concluso il Santo Padre.

Attraverso le nebbie.

All’Angelus Benedetto XVI, dopo essersi scusato del ritardo dovuto alla messa con le ordinazioni episcopali, ha ricordato che la solennità dell’Epifania del Signore è “una festa molto antica, che ha la sua origine nell’Oriente cristiano e mette in risalto il mistero della manifestazione di Gesù Cristo a tutte le genti”. Quella “luce nuova” che si è accesa nella notte di Natale “oggi incomincia a risplendere sul mondo”. Gesù, infatti, “è il sole apparso all’orizzonte dell’umanità per illuminare l’esistenza personale di ognuno di noi e per guidarci tutti insieme verso la meta del nostro pellegrinaggio, verso la terra della libertà e della pace, in cui vivremo per sempre in piena comunione con Dio e tra di noi”. “L’annuncio di questo mistero di salvezza – ha affermato il Papa – è stato affidato da Cristo alla sua Chiesa” perché “il mondo, con tutte le sue risorse, non è in grado di dare all’umanità la luce per orientare il suo cammino. Lo riscontriamo anche ai nostri giorni: la civiltà occidentale sembra avere smarrito l’orientamento, naviga a vista. Ma la Chiesa, grazie alla Parola di Dio, vede attraverso queste nebbie. Non possiede soluzioni tecniche, ma tiene lo sguardo rivolto alla meta, e offre la luce del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque nazione e cultura”.

Infanzia missionaria.

Dopo l’Angelus, il Pontefice ha rivolto “i più cordiali auguri alle Chiese Orientali che, secondo il calendario giuliano, domani celebreranno il Santo Natale. Ogni famiglia ed ogni comunità sia colma della luce e della pace di Cristo Salvatore!”. Ha ricordato, inoltre, che l’Epifania è “anche la Giornata missionaria dei bambini, promossa dalla Pontificia Opera della Santa Infanzia. Bambini di tutto il mondo, riuniti in gruppi, si formano ad una sensibilità missionaria e sostengono tanti progetti di solidarietà per i loro coetanei”. “Il vostro cuore – ha detto rivolgendosi a bambini e ragazzi – sia aperto al mondo, come il cuore di Gesù, ma siate anche attenti a chi vive accanto a voi, sempre pronti a dare una mano”. Infine, nei saluti plurilingue, in polacco un pensiero ai partecipanti dei Cortei dei Magi che oggi attraversano le città della Polonia e, in italiano, a quanti danno vita al corteo storico-folcloristico, dedicato quest’anno alla città di Pomezia e ai territori del Litorale e dell’Agro Pontino.

Nuovi cardinali.

Nel corso dell’Angelus di oggi, il Santo Padre ha annunciato “con grande gioia” per il prossimo 18 febbraio un Concistoro nel quale procederà alla nomina di ventidue nuovi cardinali. I nuovi porporati sono: mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; mons. Manuel Monteiro De Castro, penitenziere maggiore; mons. Santos Abril y Castelló, arciprete della basilica papale di Santa Maria Maggiore; mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti; mons. Giuseppe Bertello, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato del medesimo Stato; mons. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi; mons. João Braz De Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica; mons. Edwin Frederik O’Brien, pro-gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme; mons. Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica; mons. Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede; Sua Beatitudine George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi (India); mons. Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto (Canada); mons. Dominik Duka, arcivescovo di Praha (Repubblica Ceca); mons. Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht (Paesi Bassi); mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze (Italia); mons. Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York (Stati Uniti d’America); mons. Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlin (Repubblica Federale di Germania); mons. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong (Repubblica Popolare Cinese). Il Papa ha deciso, inoltre, “di elevare alla dignità cardinalizia un venerato presule, che svolge il suo ministero di pastore e padre di una Chiesa, e tre benemeriti ecclesiastici, che si sono distinti per il loro impegno a servizio della Chiesa”. Essi sono: Sua Beatitudine Lucian Mureşan, arcivescovo maggiore di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni (Romania); mons. Julien Ries, sacerdote della diocesi di Namur e professore emerito di storia delle religioni presso l’Università Cattolica di Louvain; p. Prosper Grech, o.s.a., docente emerito di varie Università romane e consultore presso la Congregazione per la Dottrina della Fede; p. Karl Becker, s.i., docente emerito della Pontificia Università Gregoriana, per lunghi anni consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.