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Libia, dopo Berlino cresce la speranza di pace

La conferenza internazionale di domenica 19 gennaio segna un primo passo verso la pace in Libia, nonostante manchino al documento finale le firme del premier libico al-Sarraj e del generale Haftar. I leader mondiali hanno firmato a favore dell’embargo sulle armi, all’Onu il compito di monitorare il cessate il fuoco

La conferenza internazionale di domenica 19 gennaio segna un primo passo verso la pace in Libia, nonostante manchino al documento finale le firme del premier libico al-Sarraj e del generale Haftar. I leader mondiali hanno firmato a favore dell’embargo sulle armi, all’Onu il compito di monitorare il cessate il fuoco. Ieri l’appello del Papa dopo la preghiera mariana dell’Angelus.

«Solo un processo politico libico, guidato dalla Libia, può mettere fine al conflitto e portare ad una pace duratura». Nella dichiarazione condivisa, giunta dopo oltre 4 ore di colloqui, i leader mondiali giunti a Berlino hanno di fatto accettato nella sostanza il documento messo a punto dalle Nazioni Unite. Da qui «l’impegno – si legge – ad astenersi dalle interferenze nel conflitto armato e negli affari interni della Libia». Il voto più atteso, giunto nonostante qualche frizione, alla fine è arrivato: i Paesi coinvolti hanno deciso di non fornire ulteriori aiuti militari alle fazioni in guerra, votando dunque a favore dell’embargo delle armi proposto dall’Onu, che ora dovrà essere monitorato con maggiore attenzione rispetto al passato. La conferenza, dunque, apre nuove speranze per un futuro di pace in Libia.

Il cessate il fuoco

A Berlino è stato raggiunto un primo obiettivo sul cessate il fuoco nel Paese africano con il premier al-Sarraj ed il generale Haftar che, pur non firmando il documento, hanno nominato i membri della commissione militare “5+5” che, secondo il piano di azione delle Nazioni Unite, dovrà ora monitorare la fine delle ostilità e soprattutto stabilire la linea degli schieramenti. Tutti i leader mondiali, al termine dell’incontro, hanno auspicato che venga ora rispettato il cessate il fuoco. Inoltre – sebbene non trovi spazio nel documento – si è rafforzata l’ipotesi di una forza internazionale di pace da inviare in Libia sotto l’egida delle Nazioni Unite e che coinvolga in particolar modo l’Unione Europea. Una proposta questa che era stata di fatto presentata dallo stesso al-Sarraj alla vigilia della conferenza internazionale.

I commenti dei partecipanti

I leader mondiali seduti al tavolo, dal Presidente russo Vladimir Putin a quello turco Recep Tayyip Erdogan fino al premier inglese Boris Johnson hanno espresso soddisfazione per quanto realizzato nella capitale tedesca. Di “nuovo impulso alla pace” ha parlato la cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale però al tempo stesso ha frenato da facili entusiasmi. “Non abbiamo risolto tutti i problemi”, ha aggiunto, ma “abbiamo creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu”. Dalla conferenza di Berlino sulla Libia è emerso “un forte impegno di tutti per una soluzione pacifica della crisi”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. “Non esiste soluzione militare e tutti sono d’accordo con questo, anche quelli che possono avere ruolo diretto nel conflitto”, ha evidenziato. Gli Stati Uniti, rappresentati nella capitale tedesca dal segretario di Stato Mike Pompeo, auspicano l’immediata riapertura dei porti libici per il petrolio, chiusi dal generale Haftar proprio alla vigilia della conferenza di Berlino.

L’appello di Papa Francesco

Al termine della preghiera mariana dell’Angelus, Francesco aveva augurato la buona riuscita del summit di Berlino sulla crisi in Libia, esortando le parti ad un cammino in grado di condurre ad una pace negoziata. «Oggi (ieri, ndr) si svolge a Berlino una conferenza volta a discutere della crisi in Libia. Auspico vivamente – queste le parole del Santo Padre – che questo vertice, così importante, sia l’avvio di un cammino verso la cessazione delle violenze e una soluzione negoziata che conduca alla pace e alla tanto desiderata stabilità del Paese».