Libero arbitrio: che ne pensa il DNA?

Un concetto che rimane spesso ostico da comprendere in genetica è quello di “predisposizione genetica”, ovvero il ruolo che i nostri geni ricoprono nel determinare le peculiarità di un individuo, come anche vizi e virtù.

Spesso sentiamo parlare o leggiamo di geni che incidono su scelte come quella di cominciare a fumare, bere, o mangiare fino all’obesità, oppure di un possibile gene responsabile di comportamenti mentali deviati o intelletti fuori dal comune. In realtà ciò che i nostri geni fanno è predisporci a determinate condizioni. Alcuni di noi saranno più soggetti a sviluppare malattie, come nel caso di tumori, altri avranno una predisposizione per l’obesità maggiore rispetto alla norma, altri ancora saranno più propensi a certi comportamenti in determinate situazioni. Rimane tuttavia l’individuo a determinare, con le proprie scelte, ciò che accade: possiamo essere geneticamente predisposti alla matematica, ma senza studiare le tabelline saremmo comunque pessimi contabili. Fatta questa premessa per capire il concetto di “predisposizione genetica” parliamo di un articolo pubblicato sulla rivista «Science» riguardo un insieme di 281 mutazioni, in base alle quali è possibile prevedere con un’elevata accuratezza quali soggetti possano superare i 100 anni di età. Una parte dei geni implicati, inoltre, in precedenti ricerche era risultata coinvolta nei processi di invecchiamento e nelle patologie correlate all’età. Sappiamo che quasi tutte le malattie sono legate a pessime abitudini e che stili di vita corretti possano incidere ini modo determinante sul proprio stato di salute e ritardare l’invecchiamento. Molte ricerche però hanno messo in luce che la longevità ha una forte componente genetica, fatto particolarmente evidente nei caso degli ultracentenari. Questi soggetti rappresentano infatti un modello per l’invecchiamento in buone condizioni di salute, dal momento che la disabilità si presenta generalmente nella nona decade di vita. Nel corso dello studio è stato utilizzato un metodo di statistca bayesiano per determinare un insieme di polimorfismi di singolo nucleotide (SNP) in grado di caratterizzare i soggetti centenari rispetto ai controlli, sulla base della sola informazione genetica. Il lavoro ha permesso di individuare 281 di queste mutazioni con una accuratezza della previsione della longevità compresa tra il 60 e l’85%, a seconda dell’età media dei soggetti (l’accuratezza è infatti proporzionale all’età). A corroborare i risultati, il fatto che molti dei 130 geni associati alle SNP nel modello di previsione sono stati correlati in altre ricerche a patologie riconducibili all’età e all’invecchiamento. Si tratta di un passo importante verso un’autentica medicina predittiva ed una genomica personalizzata ed ulteriori studi di queste caratteristiche genetiche potrebbe portare a una migliore comprensione delle basi genetiche e biologiche dell’invecchiamento e delle patologie correlate all’età. Come detto all’inizio però, va assolutamente sottolineato che lo stile di vita è fondamentale e che i nostri geni contengono le informazioni che la natura ci da per affrontare la vita. Sta a noi decidere cosa fare di questa “conoscenza”.