Libera a Rieti, don Ciotti: «al centro del nostro paese legalità e giustizia»

«Luca, Valentina e Michela continueranno a vivere qui tra noi. È l’impegno della loro memoria che noi coltiveremo perchè hanno perduto la vita a causa di un’economia assassina». Il responsabile del presidio reatino, Maurizio de Marco, ha detto questo presentando don Luigi Ciotti, a sottolineare che il nome dei tre giovani universitari cui la sede è intitolata non rimarrà inciso solo su una targa. «Questa sede è messa a disposizione da una Chiesa – ha affermato il sacerdote – che ci invita a guardare il cielo senza distrarci da quanto accade sulla terra. Siamo chiamati a sconfiggere le malattie mortali dell’indifferenza, della delega e della rassegnazione. È una quota di responsabilità che ci chiama in gioco. Non basta commuoversi, bisogna muoversi. Libera è a capo di 1600 associazioni, non sarà perfetta ma è pulita. Per calunniare chi la combatte, la mafia ci mette i soldi. Questa sede nel centro d’Italia è un messaggio importante, per sancire che vogliamo riportare al centro del nostro paese legalità e giustizia».

Il leader di Libera ha aggiunto un’informazione sulla sua amicizia con il vescovo Pompili, che per la terza volta in pochi mesi lo accoglie qui a Rieti (dopo l’incontro con gli studenti in S. Domenico a ottobre e l’intervento a gennaio al meeting giovanile di Greccio): «L’ho conosciuto a San Nicola di Casal di Principe alle esequie di don Peppino Diana (che presiedette il nostro monsignor Chiarinelli al tempo vescovo di Aversa, ndr), assassinato dalla camorra per la sua azione antimafia e il suo impegno religioso e civile. Era lì come giornalista. L’ho rincontrato qui nelle manifestazioni antimafia e ancora stasera. Finalmente abbiamo un presidio al centro dell’Italia che porta i nomi di questi tre giovani reatini».

In precedenza il sindaco Simone Petrangeli, nell’incontro svoltosi nella Sala Massimo Rinaldi prospiciente la stanza di Libera, aveva detto che «questo di Libera è un presidio democratico, sede di legalità e di impegno. Innanzi alla crisi sociale che viviamo la sede di Libera è splendida, un crogiolo di solidarietà. Il ritorno in città di don Luigi e la nuova sede sono un bel segnale per la lotta alle mafie e motivo di dibattito. Stasera ci sentiamo tutti più cittadini!».

Al momento del taglio del nastro tricolore da parte dei familiari di Luca, Valentina e Michela, padre Marino ha letto il pensiero che animava tutti gli associati: «Abbiamo voluto intitolare il nostro presidio ai tre giovani vittime del terremoto del L’Aquila del 6 aprile 2009, nostri giovanissimi concittadini che hanno perso la vita in quella città ove si trovavano per motivi di studio e di lavoro. […] La memoria di queste giovani vite spezzate dovrà essere un monito per ricordare a tutti che la sicurezza del cittadino è interesse prioritario, mai sacrificabile né per superficialità, né per scopo di lucro. Libera persegue ogni giorno uno scopo collettivo e trasversale, etico e responsabile in tutto il territorio nazionale. La nostra speranza è quella di creare una rete solidale in cui con l’impegno di semplici cittadini si riesca a non essere più soli e a non chiudere più gli occhi di fronte ad ingiustizie e illegalità di qualsiasi genere».

Lazio Sette (Rieti) 13 marzo 2016