La lezione di Boškov

“Rigore è, quando arbitro fischia”. Così Vujadin Boškov, mitico allenatore serbo della Sampdoria scudettata della coppia Vialli-Mancini, è passato alla storia del calcio.

Morto a 82 anni, il calcio piange un uomo e un allenatore speciale. Ma ci piace ricordarlo proprio per quella sua massima che si è guadagnata un posto nell’antologia del calcio, grazie anche ad una ripetizione all’infinito. Ma se quel tormentone ha funzionato, non lo si deve solo alla naturale simpatia del suo inventore, ma alla forza della realtà che porta con sé.

Non è cinismo prendere atto di quanto accade e non rammaricarsi troppo per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. In fondo, è anche un dirsi che “basta piangersi addosso” in un mondo, non solo quello calcistico, di eterni piagnistei autoassolutori.

Il realismo è la virtù di chi sa di dover contare sulle proprie forze per raggiungere un traguardo e che la fortuna è solo un accessorio, mai assicurato a nessuno. Se tutti applicassero quella massima ad altri settori della vita, sarebbe un bel guadagno per tutti.

Anche perché la speranza si sposa meglio con il realismo che con l’utopia e il mugugno perpetuo.