Lettera aperta a don Vittorio Giusto a 30 anni dalla sua morte

Carissimo don Giusto,

se dovessimo con un’immagine raccontarti alle nuove generazioni, a tutti quelli che non ti hanno conosciuto, ti metteremo in mano un bastone da pastore e sulle spalle una bisaccia consumata. Consunta e lucida era anche la tua ampia tonaca nera, lunga fino ai piedi quel tanto però, da lasciare scoperta la tomaia delle tue scarpe, logora ed impolverata anch’essa.

Quanta strada hai percorso! Eri un pastore avvezzo alla transumanza, il tuo bastone ti conduceva infatti laddove, sapevi bene, che la tua bisaccia poteva riempirsi. Tutto serviva a realizzare il tuo sogno: una chiesa bellissima, ricca di fregi, di pitture, di marmi, quasi in contrasto con l’ambiente semplice ed essenziale della campagna circostante. Per quel sogno hai sfidato le regole di qualsiasi economia che parla un linguaggio di segni e di cifre soltanto.

Il bilancio, molto spesso in rosso, trovava sempre una compensazione nella forza della tua fede e in quel totale affidamento alla Divina Provvidenza che largamente è intervenuta a soddisfare le tue richieste cosi che, la tua bisaccia, non fosse mai vuota.

I più “vecchi” tra noi della comunità parrocchiale che tu, per anni hai guidato, hanno ricevuto in eredità la volontà e la tenacia a proseguire l’opera da te iniziata. Siamo certi che, guardandoci dal cielo, anche tu sorriderai compiaciuto e magari, con l’ironia che ti contraddistingueva, aggiungerai: «Bravi vassalloni!».

La comunità parrocchiale di S. Barbara in Agro