Le voci dei prossimi cardinali, dal Marocco al Guatemala

Le testimonianze dell'arcivescovo di Rabat, il salesiano spagnolo Cristòbal Lòpez Romero, che a marzo di quest'anno ha accolto Papa Francesco in Marocco, del vescovo di Huehuetenango, in Guatemala, monsignor Alvaro Ramazzini Imeri, e dell’arcivescovo portoghese José Tolentino Calaça de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa

Le testimonianze dell’arcivescovo di Rabat, il salesiano spagnolo Cristòbal Lòpez Romero, che a marzo di quest’anno ha accolto Papa Francesco in Marocco, del vescovo di Huehuetenango, in Guatemala, monsignor Alvaro Ramazzini Imeri, e dell’arcivescovo portoghese José Tolentino Calaça de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa

“Con questa nomina il Papa rende visibile la piccola Chiesa del Nord Africa, quasi sconosciuta alla Chiesa universale e dice: ‘Vedete, anche in Nord Africa ci sono dei cristiani che vivono la loro fede e che hanno qualcosa da dire a tutta la Chiesa universale. Possiamo prendere qualcosa da questa Chiesa minoritaria’ ”. E poi, con la nomina di un cardinale in terra musulmana Papa Francesco “vuole rafforzare il dialogo interreligioso islamo-cristiano”. L’arcivescovo di Rabat e prossimo cardinale Cristòbal Lòpez Romero commenta così la decisione di Papa Francesco di includerlo tra i nuovi porporati che riceveranno la berretta nel concistoro del 5 ottobre.

Il salesiano spagnolo, 67 anni, nominato dal Papa arcivescovo della capitale del Marocco il 29 dicembre 2017, sarà il primo cardinale del Paese nordafricano, e alla notizia è stato colto da sorpresa, paura e riconoscenza per “la deferenza che Papa Francesco ha avuto non nei riguardi della mia persona, ma della Chiesa del Marocco, la Chiesa del Nord Africa e il Regno del Marocco”. La presenza di un cardinale, per il popolo marocchino, riflette l’arcivescovo Lopez Romero, “passerà inavvertita perché non sanno cosa sia un cardinale, non credo che lo sappiano … ma per le autorità io penso che si possa dare una lettura, una interpretazione come se il Papa avesse voluto dare un segno di riconoscenza al Regno del Marocco per la visita talmente ben preparata e ben riuscita che egli ha fatto in questo Paese, e per l’opera in favore del dialogo interreligioso, l’opera in favore degli immigrati che sta facendo il Regno del Marocco”.

In Guatemala serve la Chiesa di Cristo il vescovo di Huehuetenango, monsignor Alvaro Ramazzini Imeri, 72 anni, che si è laureato alla Pontificia Università Gregoriana e che Benedetto XVI ha chiamato a dirigere le diocesi nel maggio 2012, dopo per anni nella diocesi di San Marcos. La Conferenza episcopale del Paese latinoamericano, in un comunicato, sottolinea “l’amore per i più poveri e gli esclusi, la difesa dei migranti, la ricerca della pace senza far venir meno la giustizia” del prossimo cardinale, che è stato presidente della Ceg dal 2006 al 2008. “Non mi sento superiore, ora che sono un cardinale – ha detto monsignor Ramazzini ai fedeli, nella messa celebrata dopo aver saputo della porpora – voi mi date abbastanza per vivere, siete voi la mia ricchezza dei miei fratelli e sorelle siete voi”. Ed ha concluso che  Papa Francesco “sta cercando di insegnarci che non sono gli onori che dobbiamo cercare nella Chiesa, ma che il più grande onore è servirvi”.

“Appena ho avuto la notizia mi sono venute in mente le parole di Gesù nel Vangelo di ieri, che ancora risuonano nel mio cuore: ‘Cerca l’ultimo posto’”. Così l’arcivescovo portoghese José Tolentino Calaça de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa dal 2018, parla della sua nomina a cardinale, accolta con sorpresa, gratitudine e “senso profondo di umiltà e di disponibilità a servire la Chiesa, il ministero di Pietro, la collaborazione con il Santo Padre, con tutto quello che sono”. Il Papa, conclude monsignor de Mendonça, che è scrittore, poeta e teologo, “mi concede il cardinalato proprio in funzione della storia e dell’importanza, della rilevanza della Biblioteca e dell’Archivio che sono i cuori pulsanti della Chiesa”.

Da Vatican News