Chiesa di Rieti

Le gioie e le speranze

C’è il riflesso del Concilio Vaticano II nel motto episcopale di mons Piccinonna. Nel sessantesimo anniversario dall’inizio di quella grande esperienza della Chiesa, don Vito annuncia così l’intenzione di inserirsi in quel solco di confronto con il mondo contemporaneo, per riconoscere l’opera di Dio anche nei luoghi e nelle situazioni apparentemente più lontani dalla fede cristiana

Seguendo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma del Vescovo è composto da uno scudo; una croce astile a un braccio traverso, in oro, posta verticalmente dietro lo scudo; un cappello prelatizio con cordoni a dodici fiocchi pendenti di colore verde e un cartiglio inferiore recante il motto scelto dal Vescovo.

Lo scudo è di colore azzurro con un chiaro riferimento al cielo e quindi al mistero di Dio. Al centro dello scudo spicca l’albero dell’ulivo che, oltre ad essere un richiamo alla terra natìa del Vescovo, allo stesso tempo si carica di particolari riferimenti biblici. Esso esprime la fiducia del credente che “come olivo verdeggiante” confida nella fedeltà di Dio (cf Sal 52,10). Il frutto dell’ulivo inoltre, con il suo riferimento all’unzione è un chiaro riferimento alla grazia dei sacramenti, in particolare all’unzione che rende i battezzati re, sacerdoti e profeti. Un prefazio della liturgia, attingendo all’icona biblica del buon samaritano (cf Lc 10, 25-37) fa riferimento all’olio versato sulle ferite per dare sollievo e consolazione (Prefazio comune VIII). Infine non dobbiamo dimenticare che l’ulivo è anche simbolo di pace. Nel racconto del diluvio leggiamo infatti che una colomba tornò da Noè avendo “nel becco una tenera foglia di ulivo” a testimonianza della pace raggiunta tra cielo e terra (cf. Gn 8,11). Piantato nella terra verde, sotto la quale scorre il fiume di colore azzurro, l’immagine dell’ulivo richiama la fecondità della vita del credente che “come albero piantato lungo corsi d’acqua” porta frutto a suo tempo (cf Sal 1,3).

La presenza del fiume che scorre sinuosamente sotto l’albero è un chiaro riferimento al sacramento fontale del Battesimo, oltre ad essere un esplicito riferimento alla terra reatina, ricca di acque e nella quale il Vescovo è inviato come Pastore. Al di sopra dell’albero, nell’azzurro del cielo tre stelle e la luna. Mentre le tre stelle ricordano le tre virtù teologali, secondo l’insegnamento di san Paolo (cf. 1Cor 13,13), la luna è immagine della Chiesa. Sant’Ambrogio spiega che “la luna è la Chiesa che ha diffuso la sua luce in tutto il mondo… La Chiesa rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il suo splendore dal Sole di giustizia” (Heaxaemeron, IV, 8,32). Riprendendo gli insegnamenti di sant’Ambrogio, la Lumen gentium afferma che “la Madre di Dio è figura della Chiesa” (LG 63), pertanto la luna è certamente anche simbolo della Vergine Maria, rivestita di sole, cioè dallo splendore del Figlio.

Infine, il motto “Gaudium et spes” scelto dal Vescovo propone le parole che aprono la Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (GS 1). Il riferimento a questo prezioso documento della Chiesa e alla sua esperienza esprime il desiderio e la responsabilità che il Vescovo si impegna a vivere nella sua missione a servizio del popolo che Dio affida alle sue cure.