Le dimissioni di Melilli e il sapore del fallimento

Le dimissioni del Presidente Melilli, seppure nell’aria, ingarbugliano il già complesso panorama politico e istituzionale. Sicuramente i detrattori avranno di che rallegrarsi. D’altra parte i nostri amministratori hanno fatto  ben poco per spiegare e difendere l’importanza della Provincia.

Qualche problema in più, però, questa decisione lo crea, specie ad una realtà già fragile come quella reatina. Come affronterà il riordino del territorio la Giunta Regionale? Dimissionaria com’è, non potrà far altro che prendere atto delle disposizioni in materia ed applicare. Non ci sarà alcuna discussione, nessuna correzione. E il tutto nell’impossibilità di essere rappresentati da una figura istituzionale.

Chi si farà carico delle istanze del territorio reatino? Avrebbe potuto essere il Presidente Melilli. Al di là delle simpatie di schieramento o personali, in questo determinato periodo ci sarebbe stato bisogno di presentarci uniti. È vero che in politica i numeri sono è quello che conta di più, ma ci vuole anche un punto in comune, qualcuno che esprima una sintesi.

Che ne sarà, ad esempio, delle opere e dei progetti della Provincia rimasti in sospeso? Il bosco urbano, il parco fluviale, i lavori per il Terminillo: come si completerà quanto già messo in campo? Probabilmente spetterà ai comuni raccogliere e portare a frutto l’eredità. Ma avranno le risorse e le capacità per far valere le proprie ragioni?

Non sarà che Rieti, già cenerentola della Regione, rischia di subire passivamente interessi che le sono lontani a causa dal suo scarso peso politico?

Forse le dimissioni sono legate ad una qualche esasperazione o alla volontà di provocare. Difficile però leggere nel gesto dell’ex Presidente un atto di coraggio. Sembrano piuttosto l’ennesimo segnale di una classe dirigente incapace di intercettare le aspettative dei cittadini.

Certe posizioni, non servono certo ad affrontare i problemi in maniera concreta e diretta, ed alla fine hanno un sapore che ai più resta incomprensibile. Normale che emergano le più disparate dietrologie e che le istituzioni si facciano antipatiche e prive di peso.

Rieti sta scivolando su una china pericolosa, fatta d’incapacità a farsi rappresentare, di mancanza di personalità in grado di raccordare gli interessi comuni. Un handicap che ha minato la sua crescita sociale ed economica.

Qualcuno dirà che a parlare è solo il nostro pessimismo. Può darsi: in fondo, dopo un breve periodo di assestamento, il nuovo assetto istituzionale potrebbe rivelarsi più proficuo di quanto crediamo. Arriverà nuova linfa vitale anche a Rieti? Difficile fare previsioni. Nel frattempo non possiamo che prendere atto dell’ennesimo fallimento.

2 thoughts on “Le dimissioni di Melilli e il sapore del fallimento”

  1. sandro santivetti

    Non solo è pessimistico, ma credo che sia anche ingiusto, visto l’impegno da parte del Presidente Melilli, profuso a tutti i livelli su tutti i tavoli, estrenuamente e sempre nell’interesse della Provincia di Rieti. La sua scelta và nella direzione di tentare di difendere con ruoli, rappresentatività e alleanze più significativi il territorio, i suoi sogni, i suoi progetti. Comunque staremo a vedere.

  2. Maria Laura Petrongari

    Politiche a difesa del territorio reatino? negli anni solo minestre riscaldate e fuochi talmente tiepidi da far venire i brividi.I cittadini reatini? della serie sedotti e abbandonati…..dai politici tanto amati. Io mi sarei aspettata già da qualche anno dinmostrazioni pubbliche dai nostri esponenti di paritti , movimenti e quant’altro, compresi i sindacati (tutti lautamente remunerati) del tipo incatenamenti in piazze istituzionali (Quirinale, Parlamento e quant’altro), scioperi della fame che solo Pannella è stato in grado di fare perchè nelle proprie idee ci credeva, fiaccolate kilometriche di politici, amministratori locali, cristiani ecc. lungo tutta la dorsale appenninica.Era solo qualche idea.Ma sulle comode poltrone i signori del potere ci sono talmente ente attaccati, tutti, che sono disposti a lasciare la nave solo se affonda , naturalmente prima che sia troppo tardi, poi se i passeggeri affogano tutti , e da soli, questo non è il male peggiore, in fondo la plebe è bene che resti tale.
    Che tristezza!!!
    maria Laura Petrongari

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