Le App del desiderio in grande crescita. A scapito delle relazioni

Don Paolo Padrini, esperto in comunicazione e nuove tecnologie, esamina il fenomeno: “Il rischio che si corre è certamente la virtualizzazione delle relazioni. Spesso queste applicazioni sono nate dentro una filosofia di vita tesa a controllare e pianificare i nostri rapporti e più in generale la nostra vita, sono strumenti comunicativi forti che definiscono il nostro essere con gli altri”.

L’amore, la cosa che più ci lega a questo mondo. Una volta una donna si conquistava con un bel mazzo di rose, con una lettera o semplicemente con un sorriso e uno scambio di battute. Insomma, si doveva sudare per il primo appuntamento. Oggi, invece, basta un clic e i giochi sono fatti. Stiamo parlando di alcune applicazioni per smartphone che stanno spopolando anche in Italia. Ce n’è per tutte le esigenze: l’app che serve per “rimorchiare”, per sentirsi coccolato da un partner invisibile e addirittura per “adottare un ragazzo” (da non confondere con le adozioni a distanza). Come funzionano? Quanti sono i download? E quali sono i rischi collegati al loro utilizzo?

Un clic per “rimorchiare” e per scartare. “Tinder” è l’app per incontri che trasforma in un clic il colpo di fulmine da reale a virtuale. Così, se una donna cerca un uomo nelle vicinanze (e viceversa) sarà sufficiente che scorra la lista delle foto che l’applicazione propone e attenda che il cuoricino si colori di verde. Se dall’altra parte invece non corrisponde l’interesse e l’attrazione comparirà una x rossa. Con “Tinder”, di origine americana, basta un clic per “rimorchiare” e basta un clic per scartare. Secondo i dati di Google play store, “Tinder” conta oltre 10 milioni di download nel mondo con un trend di crescita negli ultimi mesi del 2014.

Uomini-oggetto da coccolare. “Adottaunragazzo.it” è invece un portale che funge da vetrina e dove sono solo le donne a trafficare. Oltre al sito c’è anche l’app. Sull’home page si trovano le “offerte in primo piano”: le signore possono così acquistare un ragazzo palestrato, un rapper, un hipster, e così via. Non mancano poi i nuovi arrivi e la fidelity card per le clienti più affezionate dello store. Eppure la prudenza è la parole d’ordine. Nella sezione “regole di prudenza” il team raccomanda alle loro clienti “di essere prudenti sia online che di persona” perché, ricorda, “siete qui prima di tutto per trascorrere un momento piacevole e dolce”. “Adotta un ragazzo” conta ad oggi 50mila download. S’installa gratuitamente ma dopo una settimana il servizio si paga: i costi variano da 6 euro e 99 centesimi a settimana fino a un massimo di 54 euro e 99 centesimi per sei mesi. Il sito, nato in Francia nel 2009, in Italia è sbarcato in rete a giugno del 2013 e ad oggi conta più di 6mila iscritti.

Love story immaginaria.
Poi c’è “Invisible Boyfriend” (ragazzo invisibile). Si tratta di un piano tariffario che, su richiesta dell’utente, manda testi vocali e di testo generati da una voce umana, rappresentante però di un corpo virtuale. Quando ci si registra si può progettare il fidanzato o la fidanzata ideale. Si sceglie il nome, l’età, gli interessi e i tratti della sua personalità. Si può dire all’app se si preferiscono le bionde o le brune, i ragazzi alti o bassi, le persone a cui piace il teatro o lo sport. Puntuale arriva la risposta. Non si conoscono i download di “Invisible Boyfriend”. Il servizio in America costa 24 dollari e 99 centesimi e include 100 messaggi di testo, 10 messaggi vocali, e un messaggio scritto a mano. In Italia una love story con un ragazzo immaginario costa circa 20 euro al mese.

Virtualizzazione del desiderio. “Il rischio che si corre è certamente la virtualizzazione delle relazioni”, sostiene don Paolo Padrini, sacerdote esperto in comunicazione e nuove tecnologie. “Spesso le app sono nate dentro una filosofia di vita tesa a controllare e pianificare i nostri rapporti e più in generale la nostra vita, sono strumenti comunicativi forti che definiscono il nostro essere con gli altri”, aggiunge don Padrini. Il fatto che esistano sul mercato, spiega il sacerdote, significa che “la gente ne è attratta” e funzionano perché “queste app giocano sull’elemento del desiderio”.

Mettere in guardia soprattutto gli adolescenti. “È normale che due persone si sentano attratte – continua don Padrini -. Un conto però è una relazione virtuale dall’approccio cinico, un conto è una relazione veramente profonda dall’approccio reale” perché, precisa, “anche un sms tra un marito e una moglie, pur essendo un modo di comunicare virtuale, ha senso se alla base c’è del sentimento”. Insomma, il problema non sono queste applicazioni ma il loro utilizzo superficiale. La categoria più esposta sono sicuramente i più giovani: “Un ragazzo che si affida a questo tipo di applicazioni, anche solo per essere stravagante, crea attorno a sé una visione parziale e distorta”. Da qui l’appello: “Io accoglierei queste applicazioni come una provocazione: noi cristiani come possiamo reagire?”. Infine, una proposta: “Nelle parrocchie giustamente ci preoccupiamo di preparare le coppie al matrimonio. Ci sono anche corsi di formazione per giovani fidanzati e non mancano incontri per gli adolescenti. Forse un po’ di attenzione in più per quest’ultimi non guasterebbe”.