Laudato si’: il clima

Il 18 giugno scorso è uscita l’enciclica di Papa Francesco dal titolo “Laudato si’”. L’onda dei commenti a caldo solo adesso inizia ad arretrare. Si è fatto un gran parlare infatti del tema ecologista, inedito per un’intera lettera enciclica; dei risvolti politici, soprattutto sul legame finanza e povertà; e sulle implicazioni filosofiche della visione del mondo che viene presentata.

Pensando a mente fredda, crediamo che i grandi argomenti, oggetto di riflessioni e vere polemiche, facciano parte dell’intera tradizione cattolica e cristiana. Sarebbe superficiale addossare all’ultimo testo del Papa un’intera concezione della vita e del cosmo, con i suoi pregi e difetti. Si deve invece leggere il testo nella sua novità, nelle espressioni e nei concetti ideati proprio per affrontare le sfide contemporanee. I particolari vengono prima del senso generale.

“Il clima come bene comune”. Questo non è soltanto il titolo di uno dei sotto-capitoli del libro, è anche un’affermazione necessaria per promuovere attività concrete. Innanzitutto va detto che il clima è un concetto complicato, una misura statistica di molte variabili meteorologiche globali di lungo periodo. Nessun singolo evento può essere direttamente addebitato a fenomeni climatici, ma al contempo è innegabile la loro influenza sulle catastrofi che stiamo affrontando.

Il testo papale spiega molto chiaramente come stanno le cose, approfittando del grande impegno della comunità scientifica internazionale in questo campo. Tutto però per raggiungere un traguardo ambizioso: “osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare”.

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