«Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino»

La lampada e la luce sono i due simboli scelti da Papa Benedetto XVI per spiegare l’importanza dei punti di riferimento, della bussola indispensabile che ciascun uomo dovrebbe cercare, della strada che ogni giovane deve scorgere nella vita, al fine di dare senso e valore alla propria esistenza. Di quale lampada sta parlando il Pontefice tedesco, cosa vuole porre all’attenzione dei tanti giovani che celebreranno la GMG diocesana del 20o6? Nel messaggio il Papa richiama sia la GMG del 2005 che il suo grande predecessore, san Giovanni Paolo II, quando afferma che nel cammino oscuro della vita, la lampada per i nostri passi deve essere la “lode alla legge di Dio”.

La lampada è quindi la Parola di Dio, la quale non è solo parola ma “(…) il concetto ebraico “dabar”, abitualmente tradotto con il termine “parola”, sta a significare tanto parola che atto. Dio dice ciò che fa e fa ciò che dice”. Camminare nella fede cristiana, trovare la strada verso la Patria celeste, significa quindi nutrirci della Parola di Dio, inseparabile dal Pane di vita eterna. La sottolineatura di Papa Ratzinger, non riguarda solo la Parola di Dio, ma anche il ruolo importante che la Chiesa ha svolto nel trasmettere il grande tesoro del deposito della fede, a cominciare dagli Apostoli che “(…) hanno accolto la parola di salvezza e l’hanno tramandata ai loro successori come un gioiello prezioso custodito nel sicuro scrigno della Chiesa: senza la Chiesa questa perla rischia di perdersi o di frantumarsi”.

L’invito ai giovani da parte del Papa è quindi semplice e diretto: “Cari giovani, amate la Parola di Dio e amate la Chiesa (…) che ha ricevuto dal suo Fondatore la missione di indicare agli uomini il cammino della vera felicità”. Il rimando scelto dal Papa è ancora più autorevole perché è Gesù stesso che ne parla chiaramente: “”Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31-32). La lampada, la luce, la bussola che indicano la direzione da seguire, emergono da una profonda meditazione della Parola di Dio, perché tramite questo impegno lo Spirito Santo parla, rivela la verità, libera la libertà stessa affinché l’animo possa cogliere il vero bene e lo persegua.

Papa Benedetto XVI ricorda anche alcuni passi della Lettera agli Ebrei, per parlare della Parola di Dio come un’arma indispensabile per la lotta spirituale: “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”. Essa, per essere efficacie, necessita di un cuore docile che diventa tale se è pronto all’ascolto, alla meditazione della Parola stessa.

Ecco perché è necessario avere a portata di mano la Bibbia, ma anche vivere la lectio divina, con le sue importanti fasi della “lectio”, della “meditatio”, dell’ “oratio” e della “contemplatio”, che rappresentano un percorso spirituale. Queste le indicazioni che il Pontefice propone ai giovani affinché non siano degli illusi o semplici ascoltatori, ma convinti costruttori del Regno di Dio: “Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la Parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla (Giacomo 1, 22-25)”.

Chi ascolta la parola di Dio e ad essa fa costante riferimento poggia la propria esistenza su un saldo fondamento. “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica – dice Gesù – è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24): non cederà alle intemperie. (…) ecco, giovani del terzo millennio, quale dev’essere il vostro programma!”.