Chiesa di Rieti

L’altra solitudine del virus: il distacco senza conforto

Erano l’ultimo conforto, i funerali, l’ultimo momento per accompagnare i nostri cari, per scorgere i volti di amici e parenti, per raccogliere i loro abbracci e i loro sguardi di conforto: il virus ci ha tolto anche questo

Erano l’ultimo conforto, i funerali. L’ultimo momento per accompagnare i nostri cari, per scorgere i volti di amici e parenti, per raccogliere i loro abbracci e i loro sguardi di conforto. Il virus ci ha tolto anche questo. Benedizioni veloci e in massima sicurezza al posto delle celebrazioni, pochissime persone intorno al feretro, in alcuni dolorosissimi casi neppure i parenti più stretti, anch’essi confinati in stretta quarantena perché contagiati. Poche parole affidate al parroco, da leggere al momento dell’estremo saluto, come nel caso della signora Silvana. «Cara mamma, io ed Emanuele siamo vicini a te perché ti amiamo. Tu sei in noi, ci hai dato la vita e vivrai in noi ogni giorno, ogni volta che ci guarderemo allo specchio ritroveremo i tuoi lineamenti e i tuoi atteggiamenti. Non sei sola, mai», hanno scritto per lei i suoi figli, senza poter assistere al suo funerale, né assisterla nei suoi ultimi giorni di vita.

Una mattinata di fine marzo spettrale, una bara attorniata dal sacerdote e da pochi operatori funebri, con qualche parente che riprende il rito in diretta, per inviarlo a chi piange da casa, attraverso lo schermo di un telefonino. Perché le lacrime dei figli non possono essere lì a rigare i visi, a inumidire la bara. Le lacrime di isolamento sgorgano sole mentre la mamma viene seppellita, senza nessuno che le asciughi o le raccolga. Una mamma morta senza poter essere confortata, senza una mano stretta, senza uno sguardo dolce.

Lo strappo è atroce, e perfino i fiori da apporre sul feretro si sono trovati a fatica, per via delle restrizioni impartite a fioristi e vivaisti. La mamma ci teneva ai fiori, e si è fatto di tutto per trovarli, come ultimo omaggio a un pezzo di cuore che se ne va. Ma questo è il tempo di ammortizzare il lutto, ed è il tempo del silenzio e della riflessione.

«Soprattutto – dice la figlia Barbara – è tempo per stare soli con se stessi ed ammortizzare con pazienza quanto accaduto. È il tempo per tirare fuori le foto, e far affiorare i ricordi più belli, per riuscire a superare tutto questo».