L’alleanza nazionale degli euroscettici da una Lira

«Si stava meglio quando si stava peggio». Avrebbe potuto essere lo slogan della manifestazione sotto il monumento alla Lira di sabato scorso.

La proposta è venuta dalle forze politiche appartenenti al Movimento Alleanza Nazionale, e cioè “Fiamma Tricolore” – rappresentata dal segretario Nazionale Luca Romagnoli, dal coordinatore Regionale Lamberto Iacobelli  e dal segretario Provinciale Franco Tittoni, “La Destra” con Francesco Storace, “FLI” con Roberto Menia e “Io Sud” con Adriana Poli Bortone. E in piazza Cavour è stato visto pure Chicco Costini, che con il movimento “Prima l’Italia” condivide una certa tendenza euroscettica.

Il dovere di cronaca ci impone si soffermarci sulla modesta partecipazione all’iniziativa. Inutile indugiare troppo sui numeri, nei fatti il monumento alla Lira è rimasto la solita rotatoria di sempre.

Ma non è questo che ci interessa. La proposta, piuttosto, è sembrata debole nel merito. Dire che si campava meglio con i due milioni al mese di prima che con i mille euro al mese oggi è fin troppo facile. La formula fa subito presa sulla pancia della gente. Ma che vuol dire? Al limite è una presa d’atto della situazione. Oggi le cose stanno in un certo modo, ma perché non può accadere che domani si campi meglio con i mille Euro al mese di oggi che non con i due milioni del vecchio conio? In che modo la moneta unica è la responsabile delle nostre miserie?

Nessuno lo ha detto. L’analisi non è andata granché a fondo. Il richiamo alla necessità di una sovranità monetaria è sembrato malamente fondato su un vago orgoglio nazionale, sul bisogno di «ricontrattare il nostro debito anche con la Germania» e su un nostalgico recupero della mussoliniana avversione per la “plutocrazia”.

Sembra un po’ poco per andare a mettere le mani su poteri e istituzioni ben più solidi e strutturati di questi politicanti in cerca di nuova collocazione. Lo sguardo era alle prossime elezioni Europee. Storace e sodali contano di poter presentare, sotto il simbolo di An, un programma che restituisca agli Stati la sovranità monetaria. Il desiderio è legittimo, ma se le fondamenta politiche ed ideologiche sono del tenore di quelle sentite sabato, questi signori si possono tranquillamente lasciare a casa.

Quantomeno per prudenza. A Rieti, infatti, ha manifestato una Destra sicuramente inserita nella dimensione democratica. Ma certi discorsi risuonano anche nei movimenti più esplicitamente fascisti o filo nazisti che si intravedono un po’ in tutta Europa.

Siamo sicuri che i manifestanti di piazza Cavour non abbiano alcuna intenzione di favorire soggetti più radicali e talvolta violenti o comunque pericolosi per la democrazia. Ma proprio per questo, se davvero si vuole porre il problema dell’eurozona, bisogna cercare di evitare la faciloneria.

Per evitare equivoci e dare un contributo serio al dibattito sarebbe piuttosto necessario uno sforzo per spiegare a fondo le contraddizioni del sistema. La moneta unica è una macchina assai complessa, solidamente collegata ad altre istituzioni internazionali, tenuta insieme da interessi enormi. E di certo non manca di lati positivi.

Nel denunciarne le disfunzioni, allora, bisognerebbe presentare la ricognizione di questo panorama, fornire una solida critica alle ideologie politiche ed economiche su cui il sistema è stato costruito, e con altrettanta autorevolezza proporre alternative che non vadano a passo di gambero, né abbiamo la tentazione dello “sfasciamo tutto”.

Ma questo non è esattamente l’atteggiamento visto lo scorso sabato a Rieti. Hai voglia a protestare contro l’Euro e a celebrare la Lira. Senza un solido metodo di ricerca e di indagine sono tutte chiacchiere senza fondamento. Difficile ne possa scaturire qualche azione rivolta ad un concreto miglioramento.

Ma forse chi ha manifestato non è capace di fare di meglio. O forse certe cose non gli interessano e puntava solo a farsi un po’ di pubblicità e a conquistare qualche misero voto sull’onda della nostalgia. Comunque sia, alla BCE dormono tutti sonni tranquilli.

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