Televisione

L’Aldilà in due serie

Tra provocazioni e sguardi di senso, la soglia della morte e il mistero sull’Aldilà viene raccontato in chiave umoristica in due serie Tv di grande richiamo

Ingmar Bergman. Siamo lontani dalla misteriosa e poetica partita a scacchi giocata tra il cavaliere Antonius Block, l’indimenticabile Max von Sydow, e la morte (Bengt Ekerot) nel film “Il settimo sigillo” (“Det sjunde inseglet”, 1957) del regista svedese Ingmar Bergaman. Oggi la soglia della morte e il mistero sull’Aldilà ci viene raccontato in chiave altra, umoristica, in due serie Tv di grande richiamo. La prima è “After Life” sulla piattaforma Netflix, una black comedy giunta alla seconda stagione (disponibile da fine aprile) ideata, diretta e interpretata dal britannico Ricky Gervais; la seconda è “Upload”, da maggio su Amazon Prime Video, una serie che si snoda sul sentiero della fantascienza ideata dal regista-produttore statunitense Greg Daniels.

La morte, tra paura e irriverenza. In “After Life” (2 stagioni, 12 episodi in tutto) assistiamo, in chiave semiseria, al percorso di elaborazione del lutto di un uomo cinquantenne, Tony (Ricky Gervais), che ha perso la moglie Lisa (Kerry Godliman) per un tumore. Il suo è un lento e recalcitrante cammino di ripresa dal trauma, condiviso tra colleghi, famiglia e amici. In “Upload”, al contrario, c’è la negazione della morte e la scommessa di un nuovo orizzonte possibile grazie al digitale: il giovane Nathan (Robbie Amell) acconsente in fin di vita al passaggio in un mondo online, una sorta di “Second Life” delle anime, con inquietanti risvolti alla “The Truman Show” (1998, di Peter Weir).

Pros&Cons. È curioso il tempismo con i due big delle streaming, Netflix e Prime Video, si interrogano sulla vita, la morte e l’Aldilà. Anzitutto “After Life”: la serie inglese targata Ricky Gervais conquista per originalità della proposta e profondità di sguardo, scandagliando le pieghe dell’animo umano e le sfumature del sentimento; una serie a tratti poetica, ma da maneggiare con prudenza, la cui visione è consigliata solo a un pubblico adulto dato lo stile di racconto asciutto, diretto e con un umorismo amaro, amarissimo. Gervais è geniale, ma si serve di una comicità caustica, a tratti brutale e traumatica, che non tutti riescono a tollerare; nonostante ciò “After Life” merita, eccome, perché in grado di regalare degli sguardi di senso.

Diverso è invece è il caso di “Upload” (1 stagione, 10 episodi). Qui la proposta si orienta su una comicità basica, a tratti convenzionale, pronta a sposare la linea della “rom-com”, della commedia a pennellate romantiche. La serie mette a tema la paura dell’uomo dell’Aldilà, il suo bisogno di controllo sugli eventi nonché le derive consumistiche sulla gestione della morte. Se alcune suggestioni sono senza dubbio interessanti e riuscite, l’impianto narrativo appare però di corto respiro; un prodotto che si accontenta di essere nell’insieme semplice e senza troppa incisività, seppure dalla confezione visiva accattivante.

dal Sir, foto cinematographe.it