Chiesa di Rieti

La voglia e la tenacia di “salvare il seme”

I ragazzi della Pastorale Giovanile Francescana "Contatto Effe" raccontano il loro cammino, le sfide e le difficoltà di riunirsi in tempo di epidemia e la rinnovata voglia di stare insieme coltivando la fede nel solco dell'esempio di Francesco

Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede.

«Queste parole che il Crocifisso rivolge a don Camillo, nel celebre capolavoro di Guareschi, rappresentano perfettamente il fine e il solco che come ContattoEffe abbiamo adottato, scegliendo di vivere Cristo e provando a farlo secondo la testimonianza di san Francesco», dicono dalla Pastorale Giovanile Francescana.

«Si tratta di un cammino di avvicinamento e di scoperta, o riscoperta, del nostro essere cristiani, imitatori di Cristo, iniziato ormai due anni fa, in cui grazie a momenti di catechesi settimanale, ritiri, lectio, servizio ci siamo potuti conoscere l’un l’altro. Anche in questo tempo sospeso del Coronavirus, in cui tutto ci invita a smettere di sperare, smettere di avere fede, abbiamo cercato di “salvare il seme”, sfidandoci a prenderci effettivamente del tempo, a saperlo leggere come tempo di grazia in cui non semplicemente riflettere su noi stessi, ma riflettere noi stessi nell’amore del Padre, il tempo del profeta Elia (icona biblica che ci ha accompagnato nel ritiro “ai tempi del Covid” fatto all’Eremo di Moggio dal 10 al 12 luglio), che stanco, spogliato di tutto, anche della fiducia, è tentato di lasciarsi andare, ma viene chiamato per nome da Dio e invitato a tornare sui suoi passi, a tornare, con ancora più Fede, sulla via di Cristo».

«Perché sei qui?: questa stessa domanda rivolta al profeta biblico l’abbiamo fatta risuonare in noi, tentando di darle una risposta, un senso. Ed eccoci quindi catapultati sui vari dispositivi elettronici a seguire i diversi incontri, scoprendo, a poco a poco, come essere fratelli significa di fatto essere figli, figli di un Padre che non ti abbandona; ed è stato bello rendersi conto che ciò che ci unisce, noi così diversi per età, per interessi, per provenienza, non è soltanto il piacere di ritrovarsi e condividere il proprio pensiero, quanto piuttosto questa sete di senso che ci anima e ci chiama in maniera diversa e in contesti diversi, ma che ha un solo nome, Dio. Come crescevano i capelli in testa, e non potevamo tagliarli, così in noi è cresciuto il desiderio vivo di approfondire sempre di più il nostro cammino di fede, e perciò, per confermare questo nostro essere un pezzettino di Chiesa di Cristo, abbiamo scelto, appena le circostanze ce lo hanno permesso, a conclusione di questo anno di cammino assieme, di rinnovare le nostre promesse battesimali, consacrandoci a Dio tramite il Cuore Immacolato di Maria».

Elemento importante del gruppo è poi l’evangelizzazione di strada, motore che ha permesso alla Pastorale di nascere e formarsi. «Proprio in questa ottica di comunione fraterna, come parte di questa Chiesa di Rieti, che siamo stati contenti di accogliere l’invito da parte degli organizzatori di metterci al servizio dei più piccoli nell’iniziativa del “Piccolo Cammino di san Francesco“, che ci ha visto impegnati domenica 5 e 12 rispettivamente nei santuario di Greccio e Fonte Colombo».

Che il Signore, nella sua infinita Misericordia, ci conceda di continuare ancora a “salvare il seme”.