La Val di Susa si liberi dalla morsa dei violenti

Oramai le cronache sono dominate dalla violenza. Ha ragione don Luigi Ciotti: “La Val Susa è una comunità di persone perbene, generose, trasparenti che esprimono un dissenso civile. Non devono essere confuse con i violenti, con chi strumentalizza il movimento No Tav, che ha anche legittime ragioni, per altri scopi”.

Oramai da mesi la protesta valsusina dei No Tav è stabilmente in prima pagina, sui quotidiani e in televisione. Non come discussione di merito, ma nei suoi ripetuti atti di violenza. In quest’ultimo mese una serie di sabotaggi a Bussoleno, Salbertrand e Susa sono la prova provata che il clima in Val di Susa è caldo come le fiamme che distruggono i camion, le betoniere e le attrezzature delle ditte che lavorano in quello che è il cantiere più presidiato d’Italia, la Maddalena di Chiomonte.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, parla a Torino, alla festa del Pd, della Tav e, la sera dopo, c’è chi gli risponde dando fuoco alle betoniere di una ditta che ha a che fare con l’alta velocità ferroviaria. Un imprenditore segusino parla in tv delle difficoltà che da anni la sua ditta conosce per i cantieri della Tav e, la notte stessa, c’è chi appicca un altro incendio dove sono i mezzi della sua ditta. Diversi imprenditori, coinvolti direttamente o indirettamente nell’opera, lo hanno detto chiaro e tondo: qui in Valle per noi è impossibile lavorare. Sono le parole, per esempio, di due albergatori, di Susa e Avigliana, colpevoli di aver dato alloggio alle Forze dell’ordine impegnate alla Maddalena. Che il clima poi sia cambiato lo testimoniamo altri fatti. Più di cinquecento persone firmano una lettera di solidarietà ai carabinieri e ai poliziotti che vigilano al cantiere e, subito, i No Tav promuovono anche loro un’analoga raccolta firme, ma di segno opposto: contro la presenza delle Forze dell’ordine: “Come cittadini di Susa e della Valle riteniamo del tutto sbagliato e pericoloso rispondere al dissenso contro la Tav facendo intervenire la forza pubblica”.

Dissenso o violenza?

L’Ansa del 12 settembre lancia la notizia: “Tav, sindaci di Valsusa, basta la violenza”. In ventidue, con il presidente della locale Comunità montana, sottoscrivono un appello perché nella Valle cessi ogni atto di violenza e chiedono al governo di riaprire un confronto anche con chi ha espresso critiche all’opera. Ma è un dialogo davvero difficile. Una prova? L’ufficio di presidenza della regione Piemonte visita il cantiere e come segno di vicinanza alle ditte che lavorano alla Maddalena vuole dare loro il Sigillo del Piemonte e, subito, un partito che siede in Parlamento, il Movimento 5 Stelle, lo chiama il sigillo dell’omertà e chiude la sua mail con le parole di Bertolt Brecht: “Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”.

Per capirci: l’ingiustizia è la Tav, la resistenza che cos’è? La protesta pacifica, come le tante marce fatte dal popolo No Tav, o la violenza che distrugge? E qui si arriva agli intellettuali, come il filosofo Gianni Vattimo e lo scrittore Erri De Luca, che si sono schierati con la parte anche più dura di questa protesta. Una risposta gli arriva da un pulpito sicuro, quello di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera che dice: “I dubbi sull’utilità della Torino-Lione, e sulla sua sostenibilità economica sono molti, ma Libera è contro la violenza in qualsiasi forma si eserciti e manifesti ed è a fianco della magistratura e delle forze di polizia. La Val Susa è una comunità di persone perbene, generose, trasparenti che esprimono un dissenso civile. Non devono essere confuse con i violenti, con chi strumentalizza il movimento No Tav, che ha anche legittime ragioni, per altri scopi”. Più chiaro di così.