La povertà non esiste

La presentazione del rapporto della Caritas diocesana sulle povertà è il momento per fare bilanci, spesso dolorosi, sulla situazione reatina. I numeri da soli, però, dicono poco, se non che la realtà è tutta da interpretare. Una conversazione con il conduttore TV Antonio Sacco, ad esempio, apre a qualche spunto poco frequentato.

Antonio, in occasione della pubblicazione del rapporto Caritas sulla povertà avrai il direttore, Don Benedetto, nella tua trasmissione. Ma sappiamo che hai una tua posizione originale sull’argomento…

Perché dico che la povertà non esiste?

Appunto… scherzi, vero?

Credo che quello che noi oggi percepiamo come disagio sia assai lontano da una vera situazione di miseria. Parlando in termini statistici si riscontra, per lo più, la povertà relativa. Ci sono cioè fasce di popolazione lontane dal reddito medio nazionale. Ma questo non vuol dire che davvero muoiano di fame. Come fenomeno reale, la povertà assoluta al momento riguarda una fetta ristretta della società. Piuttosto l’hanno conosciuta direttamente i più anziani tra di noi. Ce lo ricordano spesso e continueranno a farlo finché li avremo vicino. È un servizio che ci rendono con affetto, quasi con tenerezza, soprattutto perché si rendono conto che noi non capiamo.

Perché siamo tutti ricchi?

Sì, in qualche modo lo siamo tutti. In fondo la discriminante tra l’essere e il non essere poveri si trova nel mancare del necessario. E questo, per fortuna, non accade ancora troppo spesso. Nella società dei consumi rimane però il problema del superfluo e dell’infinita varietà delle cose che ci mancano, non perché ne abbiamo bisogno, ma perché siamo indotti a desiderarle.

Eppure c’è chi non ha una casa e fatica paga l’affitto, oppure non riesce a far fronte alle bollette della luce, dell’acqua e del gas, e poi ancora alla Tarsu, all’Imu e a tutti gli altri doveri fiscali. Per non parlare di quelli che ricorrono alla Caritas per mangiare…

E allora? Fino ad ora il nostro sistema ha trovato le soluzioni per rispondere a tutti questi stati di disagio con sostegni alla povertà, borse lavoro, pagamento di bollette…

È vero, ma sono cose che prosciugano le casse pubbliche!

Esatto! E questo sta introducendo i presupposti di chi finora è sempre stato “povero” anche nella vita di chi non lo è mai stato. Il problema è che questi ultimi, trovandosi a sostenere l’intero stato sociale, stanno diventando poveri a loro volta.

Viene da chiedersi chi si occuperà di loro…

Questo è il punto! La povertà che non esiste è quella di oggi. Quella vera è nel futuro che ci aspetta. A livello di sistema ci troviamo nella condizione di dover sostenere tutta una serie di impegni economici per noi e per chi non riesce a farcela. Pagato questo prezzo capita che alle persone non rimangano gli strumenti sufficienti per poter contemporaneamente vivere il presente e garantirsi un domani. Se oggi teniamo testa alle richieste della quotidianità non potremo difendere il futuro.

Dobbiamo rinunciare agli interventi di solidarietà?

No, certo che no. Piuttosto è tempo di riconoscere che ci siamo infilati in un circolo vizioso che non guarda ad una giusta redistribuzione del reddito, ma dispone ad un impoverimento pianificato della popolazione.

Pianificato?

Certo, oggi parlano i fatti! Non si sta cercando in ogni modo di far convivere l’aumento dei consumi con la restrizione delle tutele? Da più parti si dice che è l’unica strada per la ripresa. Ma è una contraddizione. Consumare di più con la prospettiva di guadagnare di meno non è un bel vivere. Eppure dal punto di vista del pensiero dominante non c’è mondo migliore di questo, fatto di soccombenti e passioni tristi. Alla fine del processo non si potrà fare altro che rimodulare al ribasso i propri desideri ed entusiasmi, nella mesta consapevolezza di non poterli soddisfare.

È questa la povertà?

Questa sì. Le file alla Caritas ci sono sempre state: non è che sia un bene, ma la promessa delle nostre società era quella di rimuovere la miseria e hanno miseramente fallito. A preoccupare è che questo fallimento, invece di essere discusso e contrastato, si sta poco a poco facendo anima e motore del sistema.